La luce come materia prima d’artista. La luce elemento biblico della vita ed essenza fondamentale della nostra esistenza viene manipolata dagli artisti della rassegna “Light me” come materia grezza per costruire l’opera d’arte.
“Light me”, a cura di Anna Simone, viene inaugurata Giovedi’ 1° Aprile presso lo studio Lost&Found di Roma con un’opera dell’artista Giuliano Lombardo. Nato nel 1971 Giuliano Lombardo lavora con la fotografia, il video e l’installazione per la creazione di dispositivi che stimolino la funziona creativa nell’osservatore. Il suo lavoro per la rassegna “DISOFLEX” è un dispositivo di sorveglianza flessibile che invade lo spazio e la privacy dei visitatori dello studio Lost&Found allo scopo di indagare le dinamiche del controllo e dell’essere costantemente spiati. Il concetto di luce come materia prima si dimostra particolarmente malleabile mettendo in gioco tutti quegli strumenti, come la fotografia ed il video ad esempio, che utilizzano elettroni e fotoni per il loro funzionamento.
Già la storia dell’arte nel passaggio dal moderno al contemporaneo ha visto un radicale cambiamento nella funzione della luce che pur essendo sempre al centro del lavoro d’artista era una volta rappresentata in modo illusorio attraverso i chiaroscuri della pittura o distorta attraverso le pieghe delle scultura.
Con l’elettrificazione del mondo la luce elemento immateriale diventa manipolabile ed assistiamo così alla nascita della neon art, all’utilizzo di LED nelle opere d’arte, lampadine, sostanze luminose ma soprattutto assistiamo all’esplosione della videoarte e delle videoinstallazioni che senza l’elettricità mai sarebbero state possibili. La rassegna Light Me, viene realizzata, oltre che dallo studio Lost&Found, anche grazie alla collaborazione di “La cura infinita”, associazione fondata da un team di barman e chef di alto livello.
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