Dirigere un film tratto da un romanzo di successo può essere per un regista un sogno e un incubo: il film ha ancora prima dell’uscita un pubblico tutto suo, ma il confronto con il libro può essere letale, perché in pochi sono quelli che ricordano che un film e un libro non sono soltanto due modi diversi di raccontare la stessa storia, ma due prodotti artistici completamente differenti.
La giovane regista esordiente Mona Achache sembra però avere tutte le carte in regola per superare la prova del grande schermo con il suo “Il riccio”, trasposizione cinematografica del bestseller internazionale “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery (pubblicato in Italia dalla casa editrice e/o). In Italia per presentare il film, che uscirà nelle sale ai primi di gennaio, Mona è apparsa ai giornalisti assolutamente a suo agio tra le due protagonisti del suo film, l’icona del cinema anticonformista francese Josiane Balasko, interprete della scontrosa portiera Renée, e la giovanissima Garance Le Guillermic, per la prima volta sul grande schermo nella parte di Paloma.
Mona Achache, che ha al suo attivo alcuni cortometraggi e una piccola parte nel film di Costa-Gavras “Verso l’Eden”, non sembra intimidita dal confronto con il successo planetario del libro e confessa ai giornalisti che l’hanno intervistata in Italia come il suo rapporto con l’autrice sia stato quello che tutti i registi sognano: dopo un incontro iniziale la Barbery si è completamente disinteressata del film, andando a vivere addirittura in un altro continente!
Mona Achache ha dunque potuto lavorare in tutta libertà, interpretando a modo suo una storia che è al tempo stesso molto letteraria e carica di significati simbolici, primo fra tutti il contrasto tra l’apparenza banale e quasi trasandata dei personaggi principali e il ricco universo interiore che ciascuno di essi nasconde, pronto a venire fuori di fronte a incontri imprevisti.
Un prodotto artistico tutto femminile dunque: una regista, un’attrice di successo e una piccola esordiente che si sono cimentate con un entusiasmo carico di affetto per i personaggi nella difficile “materializzazione” di una storia scritta da un’altra donna. E di affetto e complicità tra donne parla anche la Achache, che rivela come un film del genere, molto intimo e fatto di sentimenti forti che scorrono sotto la superficie della quotidianità, non poteva che nutrirsi di una profonda intesa preliminare tra le donne che l’hanno partorito.
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