Non è ancora letta in Italia, né in Inghilterra, suo paese d’origine, ma il suo nome ha già fatto il giro del mondo e sono in tanti ad aspettare con l’acquolina in bocca la traduzione della sua opera prima “Feuchtgebiete” (palude o zone umide). A dire il vero, le pagine di Charlotte Roche non sono ancora uscite dalla Germania, sua patria adottiva, dove non si parla che di questo nuovo, rivoluzionario caso letterario tutto femminile. Certo i connazionali tedeschi già la conoscevano bene, avendola osservata mentre scalava a due a due i gradini del successo passando dal canale “Viva” (l’Mtv tedesco), dove presentava nei ‘90, ai talk show di “Arte” e “ZDF”. Una carriera che, nel 2004, l’aveva vista premiata con il Gromme Prize.
Ma cosa ha trasformato la giovanissima promessa della tv locale in una J.S. Salinger (tale è il paragone cui molti hanno azzardato) delle patrie lettere? Prima di tutto, la spigliatezza, il coraggio autobiografico e la curiosità spasmodica che la spingono a scrivere questa piccola epopea erotica. Attraverso un io poetico, come nella miglior tradizione letteraria di tutti i tempi, Charlotte procede alla scoperta del proprio corpo esaminandone i particolari più disgustosi. Le sensazioni, gli odori, i sapori vengono analizzati senza pudori con un autocompiacimento che farebbe arrossire qualsiasi uomo.
Un intero vocabolario anatomico-sessuale viene coniato dalla protagonista, Helen Memel, mentre dalla corsia dell’ospedale, dove arriva per essersi ferita mentre si depilava con la lametta, vive la sua avventura autoerotica. Termini ed espressioni da fare invidia a qualsiasi linguaggio “da spogliatoio”, rompono tabù secolari, restituendo alla donna il diritto di parlare senza vergogna, né un briciolo di pudore, dei dettagli più intimi di se stessa.
Perché se l’uomo ostenta una naturale tensione alla masturbazione, la donna nemmeno osa parlarne? Perché questa è ossessionata dalla depilazione e dalla pulizia come se non fosse normale anche per lei sudare e riempirsi di peli? Lo stesso si dica per le funzioni più “basse del corpo umano”, sviscerate a gran voce con dovizia di particolari da ogni macho che si rispetti ed elegantemente glissate da ogni ragazza che non voglia far scappare l’oggetto del proprio desiderio.
Charlotte, sciocca, scandalizza, trasporta il lettore fin nei meandri fisici e psicologici femminili, prima eccitandolo e poi gettandogli addosso un secchio d’acqua gelata. Per questo non si può parlare, come tanti vorrebbero, di porno-letteratura, perché l’autrice non si ferma agli aspetti sensuali della fisicità femminili, anzi, li dissacra, smascherandone il lato più buffo a cui nessuno è abituato. Così facendo, consegna al pubblico tedesco una sorta di manifesto del nuovo femminismo, come se dalle conquiste ormai ‘scontate’ si dovrebbe oggi procedere squarciando il velo di ipocrisia che per secoli ha relegato il corpo della donna all’immagine di un santuario immacolato. E così, ad appena 30 anni, la Roche può già vantarsi di aver creato una nuova mitologia femminile.