Una spina nel fianco italiano l’ormai famosa Salerno – Reggio Calabria. L’autostrada dai lavori interminabili che collega Campania, Basilicata e Calabria è costellata da cemento e ferro non utilizzati che costringono gli automobilisti non solo a file e deviazioni durante i tragitti, ma anche a spiacevoli viste di degrado ambientale.
Il panorama del Sud Italia viene invaso da ponti e tunnel in disuso che però potrebbero trasformarsi in altro. Quattro anni fa venne indetto un concorso di progettazione per trovare il modo di riutilizzare le vecchie infrastrutture, in particolare i viadotti in cemento che stridono con la bellezza delle colline. E l’idea vincente è stata quella dello studio francese Oxo, su cui hanno lavorato Manal Rachdi, Samuel Nageotte, Philippe Rizzotti e Tanguy Vermet.
Il progetto è quello di un villaggio verticale formato da grattacieli ecosostenibili. Appartamenti, negozi e anche una scuola. La lunga arteria che si snoda attraverso le montagne è ricchissima di ponti in cemento armato, ad oggi inutilizzati ma che potrebbero trovare un nuovo utilizzo stando al progetto di Rachdi. Quartieri impilati verticalmente, ma a differenza dei comuni grattacieli, accessibili dall’alto.
Grazie a enormi ascensori, dal viadotto sarebbe possibile accedere fino alla parte più bassa dei piloni, che ospiteranno gli edifici. Grattacieli rovesciati, come li ha definiti il progettista Rachdi, già noto per aver trasformato una metro parigina abbandonata in una piscina. Progettata per essere una comunità autonoma, la parte superiore del ponte servirebbe come passaggio pedonale con una sezione esclusivamente dedicata alle auto. Nella parti inferiori sarebbero situate le abitazioni completamente autosufficienti perché alimentate da energia solare, dal geotermico e da altri fonti rinnovabili. Non mancherebbero centri ricreativi.
Il concept degli architetti francesi immagina che i residenti possano vivere comodamente nei quartieri creati all’interno dei piloni godendo della vista della campagna calabrese. Ogni appartamento o ufficio dovrebbe essere inserito negli spazi della struttura del ponte esistente, così da non modificarne la forma originale.
Questo villaggio verticale sarebbe completamente autonomo grazie alla presenza di un impianto fotovoltaico da 5 MW, di un sistema geotermico e geoidrico, in grado di garantire acqua calda. Il solo viadotto di Favazzina poterebbe ospitare 240 abitazioni, ma l’insieme dei ponti ne potrebbe ospitare ben 2.500. l’investimento? 22 milioni di euro per garantire l’autosufficienza energetica, pari a 5.500 ad abitazione.