Se siete tra le sognatrici che sin da piccole hanno desiderato la casa sull’albero, sappiate che esiste una comunità in Piemonte dove il sogno è divenuto realtà. Tra i Monti Pelati, nella zona del Canavese, sorge un villaggio arboricolo, nato nel 2002 e negli anni cresciuto, dove tutte le abitazioni sono casette di legno che poggiano tra rami e tronchi, collegate tra loro attraverso passerelle di legno sospese.
Una comunità di adulti e bambini amanti della natura e delle vita nei boschi, ma non per questo eremiti o anacronistici: le loro casette sugli alberi sono dotate di elettricità, internet, telefoni. Una location fiabesca, ancora di più sapendo che il monte su cui sorge è chiamato ‘la bella addormentata’, che ha del fantastico, ma dove tutto è perfettamente funzionante e pieno di comfort. Niente lusso, s’intende, ma nemmeno rinunce.
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Le casette, costruite in legno e poggiate su castagni, sono abitate da professionisti (manager, consulenti, infermieri, biologi), che a 7 metri da terra hanno trovato il perfetto equilibrio tra armonia con la natura e civilizzazione. I principi della bioedilizia fanno da spina dorsale alle scelte costruttive, e ogni abitante ha realizzato da sé la propria abitazione, con la collaborazione della comunità. Ci sono case più o meno spaziose, ad uno, due o tre piani, collegate tra loro da scale, scalette, passerelle, carrucole, che se all’esterno ricordano i voli pindarici della fantasia fiabesca, all’interno si presentano come una qualsiasi casa di campagna con cucina moderna, docce efficienti, angoli studio attrezzati. Ovviamente tutti i consumi sono ottimizzati, e l’attenzione verso gli sprechi è altissima.
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Molti degli abitanti del villaggio lavorano in città, e poi tornano la sera nelle loro case sospese, dove rimangono fino al mattino successivo, scendendo dai rami che agli albori dell’umanità sono stati la prima vera ‘abitazione’ dell’uomo. Probabilmente la sensazione di ritorno alle origini è forte e onnipresente, ma gli abitanti del villaggio non sono disposti a condividerla con tutti. Non si tratta di egoismo, ma di voler conservare l’ambiente idilliaco che si è creato, tanto che in pochi, pochissimi sanno come trovare il villaggio. Non è un luogo turistico dove fare una gita domenicale, ma una scelta di vita che il popolo del bosco custodisce gelosamente, e tutto sommato giustamente.