Anche chi non è un appassionato di architettura e design avrà sicuramente letto o sentito pronunciare almeno una volta il nome di Zaha Hadid. Chi invece di disegno e costruzione si interessa eccome, sa che Zaha Hadid è ufficialmente parte integrante del firmamento degli ‘archistar’: difficile sfogliare una rivista senza trovare ad un certo punto, per mille possibili ragioni, il suo nome. Si parla di Cina, e spunta Zaha Hadid, si parla di Roma, e spunta Zaha Hadid, si parla di Chanel, e spunta ancora Zaha Hadid.
Regina tra gli architetti donne, titolare di uno studio che vanta 360 dipendenti, decine di progetti realizzati e una quarantina in corso d’opera, la Hadid ha dedicato la sua vita al lavoro, una carriera che ora conta i successi a dozzine, interamente frutto della sua tenacia. Niente corsie preferenziali, niente svendite: Zaha Hadid ha avuto la fortuna di nascere da una famiglia benestante e poter studiare in scuole prestigiose, ma essere una donna, di origine irachena, nell’Europa degli anni ‘70/’80 non era esattamente una garanzia di successo.
Zaha Hadid nasce a Bagdad, Iraq, nel 1950, in un momento in cui si respirava aria frizzante e ottimista. La prestigiosa condizione economica del padre le permette di condurre una vita cosmopolita sin da piccola, viaggiando frequentemente in Europa. Si trasferisce da giovane a Beirut, sede di quella che un tempo era l’equivalente della ‘dolce vita’ mediorientale, e completa gli studi a Londra, dove emigra nel 1972. Erano gli anni d’oro di una Londra dove la creatività era un continuo fervore, e Zaha viene contagiata dall’amore per l’arte, il costume, ma non vive di eccessi: lei deve studiare e lavorare. Si iscrive alla Architectural Association di Bedford Square, scuola di architettura di tradizione anticonformista, e subisce l’influenza dell’olandese Rem Koolhas, per cui lavorerà negli anni 80. Riesce ad aprire il suo primo studio nel 1987, ma si guadagna il soprannome di ‘architetto di carta’, perché i suoi progetti non riescono a decollare.
Ad oggi sappiamo che è decollata eccome, e anzi il suo decostruttivismo, l’amore per le linee e le curve, i molteplici punti di prospettiva che caratterizzano gli edifici firmati Hadid sono un enorme punto di forza. Tra le sue opere in Italia c’è il maestoso MAXXI di Roma, mentre in costruzione il nuovo porto di Salerno. Nella scena internazionale le opere più famose sono la stazione dei pompieri Vitra in Germania, il mastodontico e curvilineo Galaxi Soho di Pechino, il ponte Sheikh Zayed ad Abu Dhabi e quello di Saragozza Bridge Pavillon; maestoso il London Aquatics Centre eretto per le Olimpiadi 2012; la visionaria stazione della funicolare a Innsbruck; il Riverside Museum di Glasgow. Ha cooperato con marchi di moda, disegnando una collezione di scarpe per Lacoste e ha collaborato con Karl Lagerfeld per la progettazione del Mobile Art Pavillon per Chanel.
Potremmo continuare l’elenco ancora per molto, ma concludiamo invece ricordando che Zaha Hadid è stata l’unica donna ad essere insignita del Premio Pritzker (in Nobel dell’architettura) ed è stata inserita dal Time tra le 100 personalità più influenti del mondo.