Il freddo tarda ad arrivare ma i negozi, ormai da mesi, sfoggiano vetrine ricche di capi pesanti pronti a vestire di morbidezza e far fronte alle temperature più rigide. L’occhio è risaputo, cade sempre su capi che hanno qualcosa di particolare, un taglio unico, un design moderno, un colore diverso… ma la targhetta anche vuole dire la sua e merita di essere contemplata con le dovute attenzioni. Dire lana non basta: cachemire, mérinos, angora, mohair, pura lana vergine… la domanda sorge spontanea: quale la differenza tra tutti questi termini? Interessante a tale proposito quanto riportato sull’Expresse, noto settimanale francese, in cui si approfondisce l’argomento grazie alle spiegazioni fornite da due addetti al mestiere ovvero Carole Doreau, creatrice del marchio Fish & Chic e Clive Brown, Direttore Commerciale della maison di cachemire Barrie esperti che hanno prestato la propria conoscenza del settore fornendo una sorta di mini guida per aiutare il consumatore a una scelta più consapevole.
Primo step concentrarsi sull’etichettatura dei prodotti tessili: quando si legge “Pura lana vergine Woolmark” è bene saper che si parla di un prodotto realizzato avvalendosi solo esclusivamente di fibre di lana nuova proveniente solo dalla tosatura e non recuperata da altri processi industriali o cardata. È prevista una tolleranza a livello di impurità di altre fibre solo dello 0.3% e fibre a scopo decorativo non superiori al 7% mentre si usa la terminologia “misto lana vergine” quando il contenuto di lana vergine non è, e non deve essere, inferiore al 60% ed è miscelato con altra fibra naturale, artificiale o sintetica.
Una volta chiarito questo concetto si può procedere con la scelta: sono molti i filati naturali di origine animale presenti sul mercato, ognugno con le sue proprietà specifiche che si differenziano a seconda dell’animale che lo ha prodotto e anche della sua età, più è giovane e maggiore è la finezza. La più economica sul mercato è la lana di montone, molto resistente all’umidità mentre quella di agnello è indicata quando le temperature sono piuttosto rigide. La più pregiata lana di pecora al mondo è la lana merinos che, grazie alla sottigliezza della sua fibra, presenta un filato particolarmente leggero ma molto resistente all’usura il cui effetto isotermico permette di mantenere il calore prodotto dal corpo.
Il livello sale con l’alpaca, una fibra pregiata legata ai camelidi presenti in Sud America, sette volte più calda e molto più morbida della lana di pecora, è molto utilizzata per produrre maglioni e sciarpe e, non contenendo lanolina, non infeltrisce e non causa reazioni allergiche ergo è tollerata anche dai bambini. Bella da vedere con quelle sue innumerevoli sfumature naturali e morbida al tatto come la seta, oltre a essere incredibilmente calda e leggera, la fibra del vello dell’Alpaca è molto resistente. Essendo una rarità, i suoi prezzi sono piuttosto elevati. Tra i filati preziosi spicca anche il Mohair ovvero una fibra tessile molto pregiata, costituita dal vello, lungo e morbido, della capra d’Angora molto in voga per le pellicce. Superiore la qualità del Kid Mohair, ovvero la lana derivante dalla prima tosatura dei capretti d’angora a 6 mesi di età, prodotto molto fine utilizzato per realizzare pullover invernali, ma anche primaverili o estive, facendo tesoro di quella lucentezza e morbidezza uniche.
Molto discusso invece l’uso della lana d’angora prodotta utilizzando il morbido pelo di una particolare razza di conigli bianchi che, a quanto pare, risulta ben sei volte più caldo della comune lana di pecora. Occhio però alla provenienza, la barbarie a cui vengono sottoposti gli animali per la produzione del filato ha portato molte aziende, a seguito della denuncia di PETA, a bloccare e bandire la fornitura. Forse non in molti la conoscono ma il mondo della moda ne va matto, parliamo della vigogna, ovvero del vello di un camelide che vive sulle Ande da cui si ricava la più fine e la più rara fibra del mondo nota molti come l’oro dei tessuti di lana” tanto che veniva usata dagli antichi inca per tessere le vesti del re e, visto e considerato la sua rarità, è una delle lane fra le più care in commercio.
La regina delle regine è lei, la lana di Cashmere, o Kashmir così chiamata in quanto prodotta da capre originarie della medesima regione asiatica il cui filato, ancora più sottile della lana di vigogna, le dona estrema morbidezza e leggerezza permettendo di tenere straordinariamente al caldo dato il suo potere isolante 10 volte quello della lana. Questo filato è particolarmente ricercato per via della sua finezza ma, essendo prodotto in quantità ridottissime da ogni singola capra, è annoverato tra i beni di lusso.