Negli Stati Uniti oggi è la giornata denominata con il nome più dark dell’anno – black Friday – ma in realtà, scorrendo le radici della festa nella sua essenza, essa è tutt’altro che caratterizzata da un’anima cupa. Il venerdì nero è infatti un giorno molto importante per il commercio e nonostante la sfumatura mortifera, esso segna storicamente un periodo di spesa proficua per commercianti e consumatori.
Storicamente infatti, il venerdì nero è quel giorno che segue i festeggiamenti di Thanksgiving e dopo il trionfo del tacchino ripieno, le famiglie americane sanno che dovranno cominciare a pensare e ad acquistare i regali di Natale proprio durante questo weekend di festa. Altro che facce scure quindi, ma portafogli pronti ad essere aperti in maniera convulsa. Proprio in questa data, si comincia a uscire di più e compatibilmente con le proprie esigenze economiche, si spende anche maggiormente rispetto ad altri periodi dell’anno.
Eppure, rimane il mistero del colore nero associato ad un giorno invece tradizionalmente florido dal punto di vista dello shopping. Questo perché, come spiega Wikipedia, già a partire dagli anni ’80, il codice grafico dei commercianti usava annotare con inchiostro rosso le perdite del bilancio, che di solito erano frequenti da gennaio a novembre, mentre in inchiostro nero le entrate, che invece coincidevano con l’inizio del periodo natalizio proprio dopo la festa del Thanksgiving.
Dall’altro lato, il colore nero si presta ad una ulteriore interpretazione. Secondo un articolo pubblicato nel 1981 dal quotidiano Philadelphia Inquirer, a chiamarlo black Friday sarebbero stati i lavoratori di negozi e grandi magazzini, sottlineando la natura di una giornata atipica nella quale agli impiegati è richiesto il doppio del lavoro commisurato al raddoppiamento della affluenza. Come al solito nella vita insomma, anche per cercare le radici etimologiche di una festa calendarizzata, tutto dipende da se si vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.