Il suo nome botanico è Citrus x myrtifolia, ma è meglio noto come chinotto, e si tratta del frutto da cui nasce l’omonima e celebre bevanda. Negli anni il soft drink è diventato certamente più noto dell’agrume da cui deriva, mettendone in ombra le peculiarità in favore di un sapore di più ampia diffusione.
Ma il chinotto-frutto ha una storia ben più antica: la sua origine è incerta, e sembrerebbe trattarsi di una particolare evoluzione dell’arancia amara giunta in Europa dalla Cina, che nasce da un albero sempreverde non più alto di 3 metri e da bianchi fiori profumati. E’ in Liguria che la sua coltivazione ha preso maggiormente piede nel 1500, e difatti proprio lì si trova il chinotto di Savona, oggi presidio Slow Food, frutto che un tempo veniva servito immerso in Maraschino e offerto ai clienti dei caffè italiani e francesi all’interno di una vaso con cucchiaio in maiolica. Gli agrumi erano infatti noti per le loro proprietà digestive e per il loro aroma particolare.
I chinotti sprigionano un profumo intenso e peculiare, che si intensifica man mano che il frutto matura e il suo colore vira dal verde all’arancione, mentre la loro forma ricorda l’arancia amara ma di dimensioni più piccole e dai poli leggermente schiacciati. Si prestano alla conservazione su lungo periodo, e difatti nel 1800 il modo principale di consumarlo era sotto forma di agrume candito: la preparazione pasticciera del frutto divenne una particolarità della provincia di Savona, tanto che nacque la ‘Società Cooperativa dei chinotti’ che si occupava della produzione e della trasformazione (e vendita) degli agrumi.
Ad oggi la produzione del chinotto è limitata a orti botanici e vivai – esiste un concreto rischio di estinzione – ma ancora nel savonesein liguria si trova il modo di gustarli canditi o sotto sciroppo (da freschi sono piuttosto amari). La famosa bevanda continua tuttavia a mantenere vivo il nome del chinotto, anche se in molte preparazioni il frutto vero è quasi del tutto assente, e rimpiazzato da ‘aromi al sapore di’ chinotto. I fiori e le foglie vengono invece utilizzati nelle preparazioni erboristiche, come tisane digestive, depurative, e concilianti del sonno.