Ritrovare la forma perduta sembra essere un’azione semplice e banale: ingerendo meno calorie di quelle che vengono consumate, si tenderà a perdere peso; se accade il contrario, si tenderà ad ingrassare. Tuttavia, il corpo umano non è una macchina: per questo in realtà dimagrire e, in seguito, mantenere il peso ideale può diventare un’impresa molto faticosa, per motivi che trascendono la volontà personale. Spesso, inoltre, per eliminare le emozioni che creano angoscia le persone tendono a mangiare: l’assunzione di cibo dà un apporto emozionale all’esperienza che si sta vivendo, bella o brutta che sia.
Sicuramente, un primo passo per mantenere sotto controllo il peso consiste nel tenere a bada gli stati emotivi. Ma non è tutto così semplice: anche il nostro cervello ci mette lo zampino. La smania di mangiare, infatti, non è sempre collegata ad uno stato di fame o a carenze nutrizionali, ma è spesso collegato al desiderio di gustare. Non stiamo parlando, quindi, di un input che parte dal nostro copro, quanto di un messaggio che arriva direttamente dal nostro cervello.
Entrando nel dettaglio, infatti, il sistema limbico, cioè il centro del piacere del cervello, si accende quando ci viene messo sotto il naso un bel piatto di pasta o una pizza, portandoci a sentire la cosiddetta “acquolina in bocca”. Tuttavia, il nostro cervello è fatto per desiderare il cibo, ma non è fatto per gestire l’abbondanza che abbiamo a disposizione. La continua stimolazione del sistema limbico è uno degli ostacoli più grandi al dimagrimento e produce un desiderio incessante di cibo. Per ribaltare questa tendenza vi è un’unica soluzione: dedicarsi con tenacia all’astinenza da tutti gli input gastronomici non strettamente correlati alla nutrizione.
