Parlando al telefono con Joan Thiele succedono molte cose. Per esempio si assegnano nuovi significati al termine leggerezza. Perché opinione comune vorrebbe che questa sfumatura del vivere – quando associata all’immagine di una giovane artista italiana twenty-something e in procinto di pubblicare il suo primo EP con l’etichetta Universal – facesse rima con una sorta di sacrosanta, rispettabilissima, superficialità. Invece Joan Thiele ha piuttosto quel tipo di consapevolezza professionale e personale che acquisti quando sai da dove vieni, chi sei e puoi di conseguenza prenderti il lusso di giocare un po’ con la vita. E con la musica.
Del resto, per l’artista di origini colombiane, questo è esattamente il momento che precede il grande salto. A gennaio è uscito il suo primo singolo, Save me, già passatissimo in radio, la prossima settimana sarà ad Austin per rappresentare l’Italia alla fiera musicale SOUTH BY SOUTHWEST, e a giudicare dall’impatto del suo primo video, Joan dà l’idea di un’artista dall’immagine solida – un po’ hippie-chic, un po’ esotica – e dalla musicalità, una sorta di indie-pop elettronico dal respiro esterofilo, molto ben definita. Allora, decidiamo di contattarla al telefono tra una pausa e l’altra della registrazione dell’album per capire se aspettative e realtà coincidono. E il risultato non delude.
Partiamo da quello che stai facendo oggi. Ci racconti cosa stai registrando?
Sto lavorando al mio primo album (uscirà nella primavera 2016 ndr), mettendo insieme un po’ di materiale che raccolgo da anni. Avevo tantissime canzoni che avevo accantonato nel tempo e quindi in questo lavoro ci saranno sia canzoni recenti che meno recenti. Al momento sto finalizzando gli ultimi dettagli, ma è praticamente pronto. Sono stata a New York la settimana scorsa per ultimare gli ultimi dettagli ed è stata un’esperienza bellissima. Tra una settimana invece riparto per Austin e vado al Southwest (il SOUTH BY SOUTHWES, fiera di musica internazionale di Austin ndr).
Facciamo un passo indietro. Joan è il tuo vero nome? Ed è vero che sei cresciuta in Colombia?
In realtà mi chiamo Alessandra Joan Thiele (si pronuncia Tìle), sono nata in Italia, mia mamma è italiana e mio padre svizzero però di origini sudamericane. Con mio padre ci siamo trasferiti in Colombia quando ero piccola a vivere con la sua famiglia. Poi sono tornata in Italia da mia madre per le elementari. A Desenzano, sul Lago di Garda, un luogo bucolico, e poi sono stata in Inghilterra facendo avanti e indietro con l’Italia. E lì ho vissuto un’esperienza creativa fortissima. Ho incontrato e ascoltato tantissima musica di qualità. Nei festival e non solo. All’inizio non riuscivo nemmeno a cantare per tutto quello che di buono vedevo intorno a me.
A proposito di periodi meno positivi. Il tuo primo singolo ‘Save me’, sembra un’invocazione a qualcuno o a qualcosa. Come mai hai scelto questo titolo?
Era il mio primo brano di uscita e rappresentava una specie di rottura, di passaggio, nel quale raccontavo sia determinate situazioni, sia la voglia di non addormentarmi. Quel Save me è per me. É un invito ad andare avanti dopo i momenti difficili. Una sorta di brano zero e simbolico non per forza negativo. Anzi si parla quasi di rinascita.
Hai parlato di ambiente bucolico e anche nel video di Save me girato in Brasile è presente questo elemento un po’ selvaggio. É un caso o hai un legame particolare con la natura?
Ho una propensione per tutto ciò che è naturale e natura. Mi mette e mio agio. La vedo così. Ma vivo a Milano e amo a Milano. Sono una persona normale.
Dici di cercare la spontaneità e la naturalezza nella musica e nel vivere. É una caratteristica che si può conservare lavorando con una major?
Lavorando con Universal non ho avuto nessuna pressione. Certo, si tratta di lavoro. Non sei l’unico a prendere decisioni, lavori in squadra. Eppure si decide insieme. Mi sono trovata molto bene con il team. Non mi trovo affatto nella situazione di trovare un compromesso. É piaciuto quello che già ero; quindi non aveva proprio senso infangarlo e poi quando fai così il pubblico lo percepisce.
E la musica quando l’hai incontrata?
Non ricordo il momento preciso; ma ricordo che da piccola i miei compagni volevano fare i mestieri più diversi, non so per esempio il pm, o l’idraulico, e invece io volevo fare la musicista. Ho avuto un periodo Spice Girls che mi ha sicuramente influenzato. Poi la mia babysitter mi ha fatto scoprire i Led Zeppelin. Così mi sono iscritta ad un corso di chitarra per diventare Jimmy Page (ride ndr). Poi ho iniziato a scrivere canzoni.
Una giovane artista deve fare molta gavetta. Il fatto di aver vissuto sempre in movimento ti ha aiutato in questo processo?
É stato fondamentale. Di gavetta ne devo fare ancora molta. Ma gli ultimi quattro anni mi sono impegnata davvero parecchio. Mi organizzavo le date e sicuramente per questo devi essere indipendente altrimenti certe cose non le fai. Suonando in giro sono arrivata a conoscere la mia discografica. Se non avessi suonato così tanto tutto questo non sarebbe successo. Al tempo ho tartassato tutti i circoli Arci.
Suonavi sempre gratis?
Sì molto di frequente. “Non c’è budget” è la frase che mi sentivo dire più spesso.
Colombia, Italia, Inghilterra. Dalla tua biografia sembra che tu sia ‘cittadina del mondo’. Dov’è invece che ti senti a casa?
Va a momenti. A Milano sto bene. Credo però che il benessere riguardi una condizione mentale non legata a un luogo specifico. Adesso sto qui ma sono contenta che la prossima settimana sarò ad Austin. In realtà è un momento positivo in generale. Altri periodi non stavo bene a Milano e non riuscivo a fare quello che mi piaceva realmente. E lo cercavo magari da altre parti. Io comunque amo l’Italia. Nonostante canti in inglese.
Parliamo un po’ di estetica e di look. Sempre nel video di Save me hai uno stile un po’ hippie-chic. Cosa ti piace indossare?
Mi piacciono tantissimo gli anelli e non li levo mai. Li indosso giorno e notte. Poi ho tanti poncho colombiani. Amo anche i maglioni abbondanti e i tagli larghi dei vestiti.
Sei una musicista, ti esibisci da sola. Secondo te ci sono più difficoltà nell’affermarsi per un’artista donna rispetto a un uomo?
La situazione delle artiste donne è migliorata oggi. Tuttavia certi svantaggi ci sono ancora. Di donne nella musica ce ne sono molte ma non è semplicissimo. Però è possibile.