Il mondo di Winnie the Pooh ha il sapore della leggenda e porta a diverse strade, tutte inglesi. La favola ha origine dalla fantasia dello scrittore inglese Alan Alexander Milne e da quella di suo figlio, il piccolo Christopher Robin. Milne non si riteneva molto bravo a interagire con Christopher, ma pur di essergli vicino provò ad aggirare l’ostacolo, scrivendo per lui una serie di racconti che lo vedessero come protagonista. Queste storie erano ambientate in un luogo immaginario, il Bosco dei Cento Acri, in cui Christopher viveva delle bizzarre avventure in compagnia degli animali che ci abitavano.
Questi personaggi altro non erano che le proiezioni dei suoi “veri” animali di pezza, fra cui spiccava proprio l’orsetto Winnie, titolare della serie e pupazzo preferito di Christopher. I racconti scritti da Milne vennero successivamente raccolti in due libri, Winnie the Pooh (1926) e The House at Pooh Corner (1928), delle cui illustrazioni si occupò il disegnatore Ernest Shepard, che col suo tratto ruvido si adattava perfettamente alle atmosfere boscose e all’aspetto peloso dei protagonisti. Lo stile ironico e l’umorismo nonsense di Milne, uniti ad un’analisi niente affatto banale della psicologia infantile, resero in breve tempo questi libri dei classici della letteratura inglese, tanto amati da attirare l’attenzione di Walt Disney.
Negli anni ‘60 viene dunque messo in cantiere agli studi Disney un lungometraggio animato dedicato a Winnie the Pooh, ma poco dopo l’inizio dei lavori Walt decide di cambiare strategia. I personaggi di Milne sono infatti molto famosi in Inghilterra, ma non ancora negli Stati Uniti, per cui si preferisce dare agli americani il tempo di affezionarcisi. Il lungometraggio viene così diviso in tre segmenti, che vengono rilasciati gradualmente tra il 1966 e il 1974, sottoforma di mediometraggi (featurette). L’intuizione si rivela vincente, tuttavia Disney non riuscirà a vedere il progetto giungere a compimento. Dopo la sua morte lo studio decide dunque di omaggiare Walt, rimontando insieme le tre parti e dando così forma a quel lungometraggio progettato in origine. The Many Adventures of Winnie the Pooh (1977) rappresenta dunque un’anomalia all’interno della filmografia dello studio: unico film di montaggio ad essere ospitato all’interno del canone dei classici, per meriti speciali.
Il 20 ottobre 2015 è uscito il libro di Lindsay Mattick, “Finding Winnie: The True Story of the World’s Most Famous Bear” (Alla ricerca di Winnie: la vera storia dell’orso più famoso del mondo). Nel libro si scopre che il personaggio di Winnie the Pooh è stato ispirato da un cucciolo femmina di orso bruno che nel 1914 fu comprato per 20 dollari da Harry Colebourn, veterinario e luogotenente canadese. La scrittrice del libro non è estranea alla storia, essendo la bis-nipote del luogotenente Colebourn. Il veterinario si stava dirigendo a Salisbury, Inghilterra, per imparare a trattare i cavalli feriti durante la prima guerra mondiale, quando imbattendosi nell’orsochiatto decise di comprarla.
La chiamò Winnipeg in onore della sua città natale e la portò con sé sulla nave per il Regno Unito, ma la dovette lasciare in uno zoo a Londra quando fu spedito al fronte in Francia. Fu in quello zoo che Winnie fece la conoscenza di un bambino che lo andava a trovare frenquetemente: Christopher Robin appunto. L’autore del libro e suo figlio andavano spesso allo zoo a trovare “Winnie”. Il rapporto unico fra il bambino e l’animale ha fatto in modo che Chris decidesse di chiamare il suo orsetto di pezza come la piccola Winnie. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che da questo incontro sarebbe nato uno dei personaggi più amati dei racconti per bambini.
Oggi l’orsetto più famoso del mondo ha 90 anni. Il simpatico divoratore di miele è più ricco persino della Regina Elisabetta, visto il volume d’affari che muove da quasi un secolo e che non sembra destinato a rallentare. Winnie the Pooh è diventato il santo patrono di tutti i teddy bears del mondo e non bastasse il posto sul Pavimento delle stelle di Hollywood, ha anche un elenco di fan da fare invidia a qualunque.