Il gaming è diventato ormai più di un semplice passatempo da nerd. Anche le donne sono in crescita. Questo è quanto emerge da una recente, condotta da Eumetra in collaborazione con Gillette. Per oltre il 50% degli intervistati giocare ai videogiochi non è una perdita di tempo. Anzi, è funzionale allo sviluppo di determinate capacità cognitive: attenzione, riflessi e concentrazione.
Gaming, la parola alla psicologa
“La conoscenza delle dinamiche di questa realtà da parte degli italiani è in fase di ampliamento. Sebbene ci siano ampi margini di miglioramento si riscontra un aumento nella consapevolezza e nell’interesse verso i videogiochi”. Queste le parole di Federica Pallavicini, psicologa ricercatrice e assegnista di ricerca, esperta in realtà virtuale e videogiochi. A conferma, anche l’evoluzione nello strumento di accesso ai videogiochi che dalla classica console passa a tablet e smartphone (61%). Questi ultimi sono i supporti preferiti dalle donne intervistate che alla domanda “ti è capitato di giocare ai video giochi nell’ultimo mese?” hanno data esito positivo nel 71,8% dei casi. I videogiochi dunque non sono più una prerogativa solo al maschile.
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“Il gaming non è uno sport”
Il 55% degli intervistati conosce o comunque ha sentito parlare di esports. Ai giocatori sono riconosciute una professionalità e un ruolo positivo di trasmissione dei valori sociali e umani all’interno della società (impegno, costanza). Ma il 65% degli intervistati non considera gli eplayers degli sportivi, nonostante il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) abbia aperto agli esports, riconoscendone il valore.
“Il mondo dello sport tradizionale e quello degli esports possono essere equiparati partendo da ciò che li accomuna, ovvero la “competizione”. I giocatori professionisti, in entrambi i casi, puntano ad un obiettivo e al suo pieno raggiungimento. A tal fine, si sottopongono a sessioni di allenamento fisico e psicologico le cui fasi principali sono “rilassamento”-“linguaggio interno”-“visualizzazione”. In alcuni casi, come ad esempio il tiro con l’arco, i focus sono gli stessi: concentrazione e precisione” aggiunge Mauro Lucchetta, psicologo dello sport e degli esports.
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“Il miglioramento delle prestazioni e la gestione delle risorse cognitive al fine di ottimizzare le proprie competenze è un asset che può essere applicato non solo nel mondo sportivo e degli esport, ma anche in quello professionale in senso tradizionale. Gli skills acquisiti in fase di allenamento da un eplayers sono poi applicabili in più ambiti. Gli eplayer professionisti sono per la maggior parte giovani che rientrano nel target che noi seguiamo con il progetto “Gillette Giovani promesse” commenta Gennaro D’ambrosio, Assistant Brand Manager di Gillette Italia.