Se avete già fatto il bilancio dell’anno appena concluso è tempo di fissare nuovi obiettivi. Per raggiungerli è meglio avere delle regole. Dovranno essere specifici, misurabili, attuabili e realistici. Oltre che essere raggiungibili in un determinato lasso di tempo. Ma quali sono gli obiettivi più gettonati per il 2018? Una ricerca del portale MioDottore – piattaforma specializzata nella prenotazione online di visite mediche – ha svelato quali siano le priorità degli italiani. Ormai chiaramente sempre più attenti alla ricerca del benessere, della forma fisica e della salute. Ma siamo sempre in grado di raggiungere gli scopi prefissati?
L’analisi di MioDottore si basa sull’esperienza maturata nel settore della sanità privata. In Italia nel 2015 è parte del Gruppo DocPlanner, che serve 20 milioni di pazienti e gestisce 340.000 prenotazioni ogni mese. Un campione interessante da cui emergono i dati sulle intenzioni dei nostri connazionali per il 2018. Il primo dato significativo è che il 64 % degli intervistati si porrà dei buoni propositi. Che è già qualcosa. In cima alla lista dei pensieri c’è la volontà fare sport (43%), dimagrire (40%) e prendersi cura della propria salute (34%). In molti casi le intenzioni sono legate alla ricerca di un miglior bilanciamento tra la vita privata e quella professionale. Ritenendo, nel 34% dei casi, di poterne guadagnare in termini di benessere generale.
Se gli obiettivi vanno in malora
Ma fissare obiettivi non equivale automaticamente a raggiungerli. Almeno un terzo degli italiani sostiene di non esserci riuscito, a causa della mancanza di volontà (50%) o del sopraggiungere di eventi inaspettati (25%). Per il 15%, invece, stress e carenza di tempo hanno messo in secondo piani gli scopi prefissati, mentre l’8% ha rinunciato per questioni economiche. Che si tratti di scuse o di reali ostacoli resta il fatto che spesso il fallimento è causato dall’approccio corretto verso agli impegni presi. Tendenzialmente chi prende sul serio gli obiettivi che si è posto riesce a raggiungerli. Rispettando i suddetti criteri di specificità, misurabilità, attuabilità, realismo e tempistica. Lo pensa il 48% degli intervistati, che fa da contraltare al restante 52%. Convinti che in fondo non serva dannarsi l’anima, perché c’è sempre una seconda chance.