Mai come di questi tempi il tema delle molestie sul lavoro è vivo e dibattuto. In certi casi ha raggiunto livelli grotteschi, con opinionisti di dubbio spessore che commentano fatti seri e meritevoli di approfondimenti ragionati. In molti altri però, il dibattito si è fatto interessante, variegato e portatore di riflessioni sulla nostra epoca. Uno degli aspetti più discussi, è dove stia il confine tra molestia e avance, tra corteggiamento e abuso. Confine che è abbastanza evidente alle vittime, di certo più che ai molestatori, ça va sans dire. Ma che a volte non è chiarissimo nemmeno a loro, perché magari hanno inconsciamente imparato a tollerare comportamenti che non dovrebbero essere tollerati.
Molestie sul lavoro
‘L’asticella’ della tolleranza quando si parla di comportamenti inappropriati sul luogo di lavoro è soggettiva. Ma a volte è tarata su concezioni errate. Per esempio, riporta la US Equal Emplyoment Opportunity Commission (ente dedicato alle pari opportunità) è molestia non solo un’avance sgradita, o una richiesta a sfondo sessuale in cambio di favori. Ma anche un commento legato al genere, specialmente se denigratorio. Per esempio, è molestia offendere ‘le donne’ nel riferirsi ad una collega o impiegata. Dal punto di vista legale la questione è complicata, e spesso viene considerata solo se le molestie sul lavoro sono così incidenti o frequenti da creare un ambiente ostile alla vittima.
Ellen Bravo, direttrice di un network che si occupa di lavoro e famiglia (Family Values at Work) ha una lunga esperienza in coaching sul tema delle molestie sul lavoro. Ed ha stilato delle ‘linee guida’ (fonte) su come comportarsi se si subiscono, imparando innanzitutto a riconoscerle. O perlomeno, a fiutarne i primi segnali, facendo scattare il campanello d’allarme. Secondo l’esperta, uno dei primi segnali di un comportamento molesto (ok, partiamo definendolo inappropriato) è quando qualcuno con cui lavoriamo ci parla a strettissimo contatto e usando un tono di voce intimo, come se sussurrasse, intimasse qualcosa. Naturalmente non sono da escludere i contatti fisici non necessari.
Inoltre, occorre considerare la differenza importantissima tra fare un complimento ed essere molesti. Ovvero ‘bel vestito!’ può essere un complimento. ‘Wow, che curve con quel vestito’ è un commento che può essere imbarazzante, sgradevole, molesto se ricevuto sul luogo di lavoro. Toccare corde legate all’intimità in un luogo non preposto, non è divertente: è molestia. Molesto è anche qualcuno che fa accenni alla propria vita sessuale. Fa domande di natura intima. Continua a trovare modi di rimanere da soli anche quando non riceve alcun segnale favorevole. Insomma, se qualche comportamento legato all’approccio sessuale vi mette a disagio, è una – probabile – molestia.
Altri campanelli d’allarme
Se non riuscite in nessun modo a dissuadere la persona in questione a tenere questi comportamenti. O se, al contrario, vi sentite obbligate a tollerarli. Se provate disagio nel protestare, riportare i fatti che accadono per paura di non essere credute, o perché la persona in questione ha influenza sulla vostra vita lavorativa. Se temete ripercussioni. Se vi sentite discriminate o discriminati in base al vostro genere. E’ molto probabile che rientriate nei casi delle molestie sul lavoro.