C’era un periodo della storia umana in cui i tatuaggi erano considerati tabù. Usati da galeotti, pochi di buono. Anche da marinai. O per appartenenza a qualche tribù. Ma quel tempo è passato da tanto ormai. Nel Regno Unito circa 20 milioni di persone hanno almeno un tatuaggio. In America non è molto diverso. Dieci anni fa, secondo un rapporto Pew, il 40 per cento dei millennials ne aveva uno. E non è difficile intuire che questi numeri siano aumentati ultimamente.
Tatuaggio: pro e contro del “marchio” sulla pelle
E in Italia? La ricerca condotta dall’Iss e dall’Istituto ricerche e analisi di mercato Ipr Marketing s’è basata su un campione di quasi 8.000 persone dai 12 anni in su. Li preferiscono le donne (13,8% delle intervistate) rispetto agli uomini (11,7%). E risulta che gli uomini preferiscono tatuarsi braccia, spalle e gambe, mentre le donne soprattutto schiena, piedi e caviglie.
Secondo un sondaggio commissionato da ECigaretteDirect, inoltre, il tatuaggio non piace a tutti. E non piace soprattutto sulle donne. Per gli uomini la top 5 delle caratteristiche che entusiasmano di meno è così composta: il 37% mette al primo posto i tatuaggi, il 28% l’alito cattivo, il 17% il fumo, il 10% i troppi piercing e il 5% le unghie rosicchiate.
E sugli uomini? Uno studio polacco pubblicato recentemente sulla rivista Personality and Individual Differences ha cercato di approfondire il rapporto tra uomini e tattoo. A conclusione dello studio, le donne pensavano che i maschi sembravano più sani con un tatuaggio. Ma ciò non li rendeva più o meno attraenti. Tuttavia chi lo possedeva veniva ritenuto peggiore, sia in quanto uomo che come partner e padre. E tutte hanno convenuto che un uomo con un tatuaggio sembrava più maschile, dominante e aggressivo.
I ricercatori hanno concluso che “i tatuaggi possono avere una duplice funzione: influenzano le preferenze femminili, ma sono probabilmente importanti anche per la concorrenza tra uomini”.