Cinema e architettura hanno sempre trovato un terreno comune nei grandi film. Riuscite a immaginare la tesissima conclusione di Blade Runner senza gli interni del Bradbury Building? Oppure Omicidio a luci rosse di Brian De Palma senza la Chemosphere di Mulholland Drive, a Los Angeles? Pensate, infine, a Rosemary’s Baby, capolavoro di tensione e paura diretto da Roman Polanski e ambientato a Manhattan, nella cornice del maestoso palazzo Dakota.
Spesso, il giusto set può dare le giuste sensazioni in un film. Il cinema preferisce solitamente costruirli, quei set. Ma ci sono dei casi in cui l’architettura perfetta è già presente da qualche parte.
Cinema e architettura, un matrimonio perfetto
Il connubio tra le due forme d’arte ha radici antiche, che risalgono fino all’alba del cinema. E arrivano fino ai giorni nostri. Uno degli ultimi esempi di uso suggestivo di un pezzo reale di grande architettura nel cinema lo troviamo in Ex Machina, ottimo film di fantascienza diretto da Alex Garland e uscito nel 2015, in cui a fare da sfondo a buona parte delle vicende è il remoto Juvet Landscape Hotel a Valldalen, in Norvegia.
Anche l’Italia ha fatto la sua parte. Ricordiamo l’uso dell’EUR in Boccaccio ’70, e in particolar modo nell’episodio diretto da Federico Fellini e interpretato da Anita Ekberg, dal titolo “Le tentazioni del dottor Antonio”. E che dire, poi, dell’iconica scalinata di Villa Malaparte a Capri, scenario perfetto per Il disprezzo di Jean-Luc Godard, capolavoro con Brigitte Bardot, Michel Piccoli e Fritz Lang?
Quando il connubio tra cinema e architettura raggiunge l’apice, è quasi come trovarsi davanti a un altro protagonista della storia. Il monumento, il palazzo, l’elemento architettonico diventa un personaggio, aggiunge qualcosa a ciò che il regista e lo sceneggiatore intendono dire allo spettatore. Visitiamo, dunque, i capolavori dell’architettura ripresi dalle macchine da presa dei più grandi registi.