Non è solo a tavola e al tavolino che si riconosce il signore e il signorino. Il bon ton dovrebbe appartenere a tutti, ma nell’era moderna certi comportamenti si sono modificati. Se non addirittura estinti. E il Natale non deve essere considerato una festa del “lasciarsi andare in famiglia”. Anche se le Feste vengono trascorse in compagnia dei cari, ci sono piccole regole che sarebbe bene rispettare sempre.
Il bon ton non passa mai di moda, anche se diverso da quello delle nostre nonne. Nicola Santini, giornalista e autore di “Non lo faccio più. Tutto quello che ti ha detto tua nonna non è più così” tratta del “bon ton 2.0”, quello che fa apparire eleganti, ma non obsoleti.
L’abito a Natale
Secondo Santini, il Natale rimane un’occasione di maggiore eleganza, ma non di uno sfoggio eccessivo di lusso. La parure importante o l’abito da sera sono assolutamente fuori luogo in un pranzo o una cena in famiglia. Inoltre le tradizioni si devono incontrare, e non scontrare, con le innovazioni. Sì al servizio di piatti eleganti della nonna, ma facciamo spazio anche alle idee dei giovani. Se la mamma si occuperà del primo piatto, nel menu ci sarà anche spazio per il dessert pensato dai nipoti.
Bon ton. La cena della Vigilia
Per quanto riguarda la cena della Vigilia, tradizionalmente a base di pesce, Santini fa un azzardo: “Chi l’ha detto che, per la Vigilia, il classico salmone non possa essere un sashimi? L’importante è che passi il principio: se un’idea ci stuzzica, non rifiutiamola a priori solo perché non la conosciamo. Cercate di essere aperti e curiosi verso ciò che non conoscete”.
Riciclo dei regali e auguri
Il consiglio dell’esperto va in controtendenza rispetto al classico bon ton. “Sì al riciclo dei regali, se riciclare significa indirizzare ad altri un dono pensato e sensato, quando non lo è stato per noi – spiega Santini – Con un duplice vantaggio: è anche una lotta agli sprechi ed è comunque un atto di intelligenza e affetto per chi lo riceve”. Per quanto riguarda gli auguri, non eliminate del tutto la tecnologia, ma assolutamente no ai gruppi di chat comuni. Perché “chi non ha il tempo per mandarvi un augurio ‘su misura’ non merita alcuna risposta”.
Per Capodanno
Santini mette al bando una tradizione stanca e dura a morire: “Niente mutande rosse, a meno che non stiate recitando in un cinepanettone”. Ormai banali e scontati, gli slip color del Natale appartengono a “un’Italia da bere” che per fortuna non esiste più. Nelle feste di Capodanno stanno tornano in auge il trenino e i balli brasiliani. Non sottraetevi a questa tendenza revival. Ma consolatevi: le mode sono belle proprio perché passano. Per quanto riguarda il look del veglione, attenzione anche agli abiti troppo corti e troppo sexy per lei o troppo “affettati” per lui. Vi obbligherebbero a rimanere impettiti e a sentirvi scomodi. Oltre che decisamente fuori luogo. La misura rimane sempre l’abito migliore.
A tavola
Samuele Briatore, presidente dell’Accademia Italiana Galateo, racconta quali sono gli errori più frequenti a tavola. Tra i suoi 10 consigli, quello sull’eterno dilemma del “Buon appetito” sì o no. Per gli aristocratici, la tavola era un’occasione per conversare, creare alleanze e sinergie. Il cibo era solo un contorno piacevole alla conversazione. La nobiltà non arrivava mai affamata a una tavola formale. Ecco perché augurare buon appetito è scorretto. L’inizio del pasto avviene in silenzio e con disinvoltura, seguendo il padrone o la padrona di casa.
Cin Cin
Anche il “Cin Cin” non è ben visto nel bon ton. È frutto della moda orientale diffusa nello scorso secolo nei salotti borghesi, un augurio che non si addice alle situazioni formali. Ma è ben peggiore il milanese “bollicine”. Il galateo vuole che i calici vengano alzati con un piccolo e discreto cenno. Se qualcuno vuole fare un augurio che sia almeno sincero e motivato.
Mai chiedere il sale
Nel caso un piatto sia sciapo, il sale non deve mai essere chiesto alla padrona di casa. Il sale era la moneta dell’antichità. Ancora oggi sulla tavola dovrebbe essere sempre presente, in piccole ciotoline e mai nelle saliere. Chiedere il sale, se non presente sulla tavola, è un gesto scorretto. La richiesta è un’affermazione velata che non apprezziamo il cibo offerto. Inoltre, essendo indice di ricchezza, avrebbe potuto mettere a disagio la padrona di casa nel caso lo avesse finito.
Il brodo e le posate
Il 93% delle persone crede che per raccogliere gli ultimi cucchiai del brodo o del consommé il piatto o la tazza debba essere rivolta verso se stessi, invece che verso l’interno del piatto. Ma è sbagliato. Inclinando verso di sé il piatto si ha meno padronanza del gesto ed è possibile rovesciare il tutto. Inclinandolo verso l’esterno si riesce a gestire meglio il gesto senza assumere posizioni a tavola scorrette. Nelle interruzioni del pasto le posate non vanno appoggiate con i lembi al piatto e le basi sulla tovaglia. In realtà, non esiste indizio più evidente di cattiva educazione a tavola. Sughi o oli possono colare sulla tovaglia e sporcare i manici delle posate. Durante le pause le posate vanno messe nel piatto con i lembi rivolti verso il basso, la posizione esatta è raffigurata dalle 20.20 dell’orologio. Finito il pasto le posate sono con i lembi verso l’alto, parallele alle ore 6.30. infine il caffè: il cucchiaino serve per mescolare delicatamente lo zucchero e non deve essere portato alla bocca, ma posato sul piattino.