Inizia a scrivere da quando acquista la facoltà di sillabare e a 21 anni, nel 1998, già pubblica una raccolta di poemi, “Decisions”, ed una piéce, “For love of Biafra”. Nel suo lavoro di scrittrice racconta i dolori, le esperienze della Nigeria, suo paese d’origine.
Chimamanda Ngozi Adichi è la nuova voce della “letteratura della migrazione”, la corrente di autori che sceglie di esercitare il proprio talento in un paese adottivo, da una distanza che tuttavia non indebolisce il legame con la propria terra. Ma lei non ama le generalizzazioni legate alla razza, e rifiuta qualsiasi ruolo connesso alla politica. Adichi è semplicemente, e prima di tutto, una scrittrice.
Nata il 15 settembre del 1977 ad Enugu, cresce a Nsukka (cittadina del sud-est nigeriano), nella casa occupata dall’autore connazionale Chinua Achebe. Entrambi i genitori insegnano alla University of Nigeria e la futura scrittrice respira da subito il fermenti di un’educazione umanista.
Tempestata di premi durante le scuole superiori, si iscrive alla facoltà di Medicina e cura la rivista “The Compass”, molto in voga tra gli studenti dell’istituto. A 19 anni raggiunge gli Stati Uniti, dove studia Comunicazione alla Drexel University di Philadelphia e segue Scienze Politiche nel Connecticut. Dopo essersi laureata con summa laude nel 2001, continua con un master di scrittura creativa a Baltimora.
In questo periodo prende forma il suo primo romanzo, “L’’Ibisco viola” , pubblicato nell’ottobre 2003 da Fusi Orari. E’ la storia di una quindicenne, Kambili,che nutre un amore devozionale per un padre irraggiungibile, stimato per il coraggio politico e temuto per la crudeltà domestica, celata sotto la ferrea disciplina cattolica. La critica la acclama e l’opera concorre come miglior libro dell’anno per il Commonwealth Writer’s Prize 2005.
Segue un’altra creatura, “Half of a Yellow Sun” (Harper Perennial, 2006), con cui si aggiudica l’ “Orange”, premio inglese per la letteratura femminile di 30.000 sterline e la mitica statuetta soprannominata Bessie. Il libro, dedicato al suo mentore, Chinua Achebe, è ambientato negli anni 60, prima e durante la guerra del Biafra che, conclusasi sette anni prima della sua nascita, l’aveva privata di suo nonno. Adichi racconta di due gemelle appartenenti alla elite cattolica sullo sfondo devastante del conflitto tra il sud cristiano e i domini musulmani del nord. “La metà del sole giallo” spopola tra i lettori inglesi, americani e nigeriani.
Divisa tra la nativa Nigeria e gli USA dove, a Pincetown e Yale, si occupa di Studi Africani, collabora oggi con importanti riviste e quotidiani, come lo svizzero “Neue Zurcher Zeitung”, e si dedica a progetti, tutti focalizzati sulle esperienze dei connazionali emigrati in America.
Con stile attento alla scelta delle parole ed un ottimismo di fondo che serpeggia tra le righe nonostante la crudeltà dei temi trattati, Chimamanda scandisce un ritmo personalissimo, debitore del linguaggio Ingbo. Con pennellate quotidiane dipinge l’affresco storico di un paese sudato, ancora immerso nell’incubo della guerra civile che, oltre ai migliaia di innocenti, ha ucciso le speranze di un popolo cresciuto nella fame e nel terrore.