Sono passate quattro decadi da quando, nel 1967, lo stilista lanciava la sua prima linea di cravatte, dando il via ad una carriera destinata a rivoluzionare l’iconografia della moda USA. Ralph Lauren è il self-made man per eccellenza, colui che, partendo da zero, è riuscito con le sue sole forze a raggiungere fama internazionale ed incalcolabile ricchezza.
Il suo “sogno americano” inizia nel Bronx, il famigerato quartiere di New York dove, nel 1939, era nato da genitori ebraici col nome di Ralph Lipschitz. Comincia la carriera a 17 anni da autodidatta, come rappresentante e commesso in vari grandi magazzini tra la Grande Mela e Boston. Determinato ed infaticabile, frequenta intanto una scuola serale di business e management al City College di New York. Nel 67 arriva la svolta, con una linea di cravatte fatte a mano. L’inedito taglio, largo e piatto, conquista il mercato, permettendo allo stilista in erba di creare una collezione maschile firmata Polo by Ralph Lauren. Il marchio diventa subito sinonimo di gusto esclusivo e sartorialità.
Fin da allora, infatti, la sua cifra stilistica si distingueva per l’ispirazione romantica al passato aristocratico inglese e hollywoodiano. A queste suggestioni si aggiunge presto l’amore per il viaggio e per lo sport, sempre d’élite e rigorosamente british. Suo primo obiettivo è la ricerca della bellezza pura ed i suoi abiti diventano uno status simbol, soprattutto per i bianchi borghesi, quella classe wasp lanciata, come lui, alla realizzazione dell’american dream.
Nel 1971 apre i primi monomarca di Beverly Hills e New York ma, soprattutto, debutta nella moda femminile con l’introduzione del mitico logo con il giocatore di polo. Il 1974 segna la sua affermazione sulla scena mondiale, grazie ai costumi disegnati per Robert Redford ne “Il grande Gatsby” (Jack Clayton). Il mondo dorato di Hollywood lo vede finalmente protagonista e Ralph cavalca l’onda. Tre anni dopo crea, infatti, una pionieristica new wave dell’eleganza femminile, affidandola alla bellezza androgina di Diane Keaton nel film “Io e Annie” di Woody Allen. Il risultato è rivoluzionario: un look, maschile che, sapientemente miscelato all’ironia esilarante dell’attrice, risulta sottilmente sensuale.
Nel 1981 l’ormai celebre cavallino varca gli oceani per approdare a Londra, dove Lauren fonda la sua prima sede internazionale. Oggi i negozi sparsi per il mondo sono più di 100, le linee comprendono tutti i campi del lifestyle ed il suo parco macchine annovera 29 vetture d’epoca d’inestimabile valore. La laurea ad honorem alla Brandeis University (1996) e l’esibizione dei capi storici al Fashion Institute di New York sono solo alcuni degli omaggi ricevuti dalla sua America. Da una moda che lo chiama papà mentre lo osserva dettare le leggi del fashion mondiale. Lui ne ricambia l’amore e, nel 1998 dona allo stato 13 milioni di dollari per restaurare la prima bandiera a stelle e strisce.
Nel novembre 2007, per la settimana della moda di New York, un’elite in abito di gala si stringe intorno a lui per festeggiare i 40 anni del cavallino più celebre al mondo. Dopo la passerella, ispirata all’eleganza intramontabile di Audrey Hepburne in “My fair lady” (George Cuckor, 1964), il mega-party al Conservatory Garden di Central Park annovera personalità d’eccezione.
Nomi-icone della cultura cittadina, come Anna Wintour, Robert De Niro, Dustin Hoffman, Sarah Jessica Parker, gli ex allievi, ora colleghi, Donna Karan, Diane Von Furstemberg ed altri ancora. 500 invitati, come le pagine del volume che celebra le sue glorie. Il libro (Rizzoli 2007), diviso in 4 sezioni (“Vita”, “Advertising”, “Eroine”, “Storia”), è un inno allo stilista, alle sue passioni di lusso, ma soprattutto alla personificazione vivente del mito di una giovane e potente nazione.
Gloria al “cavallino”
Ralph Lauren festeggia i primi 40 anni del suo marchio con l’alta società newyorkese ed un libro celebra la sua vita.