“L’installazione, la mostra creata in queste sale costituisce una sola unica opera e quando dovrò smontarla mi dispiacerà molto”. Così dice Lawrence Carroll al secondo piano del Museo Correr, dove in dieci sale e quaranta opere propone un lavoro creativo attraverso installazioni adatte alle diverse dimensioni degli ambienti. Un progetto coraggioso, un percorso altamente poetico. A cura di Laura Mattioli Rossi.
Camminando si percepisce tanto lavoro fatto a mano, niente è a caso, ma niente è buttato, legno bianco sporco, cera , imperfezioni, stratificazioni e su tutto silenziosa pace. Lawrence ti fa entrare nella sua casa, nel suo mondo. Qui ci sono mura crepate dove cresce l’edera, scarpe da lavoro mollate in giardino, le sue mani avvolte in guanti da lavoro pendono da una grande tela, come da un’altra i secchi di plastica dove mette il colore, la cera e quant’altro. Un libro grande di cera in una teca povera di legno reca sul frontespizio la parola YES. SI comincia il percorso.
L’arte di Carroll nasce dalle sue mani. Costruisce da sé i telai che diventano volumi concavi o convessi. A volte contengono oggetti: fiori, lampadine, scarpe, tele dipinte e ripiegate su se stesse, simboli, ma di concretezza, di vita. I materiali non fingono:il legno è legno,la tela è pesante e fissata con graffe di metallo, i fiori intinti nel bianco, le scarpe quelle usate per lavorare. Il colore è per scelta un non colore, ottenuto con stesure successive. La tonalità biancastra è apparentemente uniforme. La trasformazione degli oggetti, nello specifico degli oggetti pittorici è esibita come i segni che il tempo imprime su ogni cosa : memoria e speranza di rinnovamento implicito nella dimensione del futuro.
“Una tela bianca è anche un luogo dove si conservano e maturano tante cose. Il proprio odore nel letto, l’odore della pittura ad olio, un lenzuolo ripiegato in attesa di essere riscoperto, proprio come dentro un armadio,dove per anni può rimanere qualcosa che è appartenuto ad un pezzo di vita precedente e che mantiene la possibilità di essere scoperto.” Questo dice Lawrence.
Lawrence Carroll è un artista americano di origine australiana, nasce a Melbourne il 26 ottobre 1954, secondo di quattro figli. Il padre George nel 1958 decide di emigrare negli Stati Uniti stabilendosi a Santa Monica e trovando lavoro, mentre la madre si dedica ai figli. La famiglia vive in una condizione di operosa e dignitosa povertà. Il padre interviene nel modificare e aggiustare la casa da solo. E’ abituato a riciclare e non buttare via nulla e così la madre con le stoffe. Finite le superiori ottiene una borsa di studio all’Art Center College of Design di Los Angeles, dove si diploma nel 1980. Nel 1976 si sposa e ha due figli. Fa l’illustratore e insegna in varie scuole. Potendo disporre di pochi soldi si ingegna per risparmiare e fa alcune esperienze pratiche che saranno fondamentali per lo sviluppo del suo lavoro.
Lawrence assembla da sé i telai con materiali di scarto e vi fissa sopra le tele che riesce a trovare oppure dipinge sopra quelle già usate da altri studenti e scartate come esercizi mal riusciti. L’esempio del padre e della madre contano..Il suo mentore è Giorgio Morandi, che per tutta la vita realizzò artigianalmente le sue tele, assemblando i telai e studiandone attentamente le proporzioni; e i suoi colori che otteneva a partire dalle polveri naturali. (Prima di entrare nel percorso della mostra al Museo Correr, c’è un piccolo magnifico quadro di bottiglie mezze coperte da cubi fra i quali uno blu stinto).
Gesti derivati per entrambi gli artisti dall’esperienza concreta della povertà, capaci di portare ad una raffinatissima sensibilità materica. Carroll , trovandosi a fare i conti con l’irregolarità dei materiali (lunghezze, larghezze, spessori ) concepisce fin dall’inizio il quadro come un oggetto a più facce. Passa subito alla concezione dei minimalisti :“ L’arte non rimanda che a sé stessa , non rappresenta nulla al di là di quello che è”.
A New York, dove andò con un amico, imparò a guardare. Si recava al Moma al Metropolitan, al Whitney Museum , almeno una volta la settimana, per vedere anche un solo quadro: guardare, mettere in rapporto,coglierne il nesso: di questo aveva bisogno per la composizione.
La realizzazione dell’opera fatta di tentativi, ripensamenti,intuizioni fa intimamente parte del processo pittorico. In coincidenza con i tagli e gli assemblaggi per mezzo di graffe, nasce in Carroll il desiderio di lenire, per questo inizia ad usare la cera allo stato puro sui tagli e sulle graffe. Nel 1988 comincia ad esporre sia in Europa che in America. Nel 1990 la moglie divorzia e torna con le figlie da New York dove anni prima aveva raggiunto il marito , in California.
Nel 1993 ritorna in California, riprende ad insegnare. La sua ricerca pittorica continua in modo incessante. Carroll introduce oggetti nel quadro come spazio da occupare, dove mettere le cose portate con te. Come un corpo. Ed intanto la sua esperienza continua tra mostre in Europa, Stati Uniti e Australia. Nel 2000 si risposa e moltiplica l’uso dei fiori dipinti, in contrasto con le forme abituali delle sue strutture in legno. Dal 2004 Carroll vive otto mesi all’anno a venezia alla Giudecca, dove insegna pittura all’università Iuav. Qui realizza i primi “sleep paintings”, costituiti da due forme che rientrano l’una nell’altra come un libro nel suo cofanetto, sviluppando l’idea del mostrare/nascondere. E i “frozen paintings”opere ottenute congelando in una teca edera .Gli interessa l’idea che un giorno liquefacendosi assuma un’altra forma in un altro contesto.
Questa mostra dovrebbe aiutare a cogliere l’enorme varietà e complessità che possono essere nascoste, ripiegate come i suoi quadri dormienti, in una semplicità solo apparente. Semplicità fatta di studio e lavoro che viene riportata in questo percorso che lascia pace e stupore e…una gran voglia di toccare!
Lawrence Carroll
Venezia, Museo Correr
16 febbraio – 4 maggio 2008
San Marco 52,
30124 Venezia
Ingresso per il pubblico: Piazza San Marco, Ala Napoleonica, Scalone monumentale
call center 041 5209070