Il giovane Ugwu è un ragazzo dei villaggi, abituato come molti a raccogliere l’acqua dalla fontana comune e a conoscere la storia solo come insieme di racconti familiari. Un giorno viene accolto nella città di Nsukka, dove vive Odenigbo, un professore universitario animato da un sacro fervore per il suo Paese e per la causa dell’anticolonialismo, sposato con la bellissima Olanna, la qualeha lasciato la ricca famiglia di Lagos per stare vicino al suo uomo. Presso i due, Ugwu svolge le sue mansioni di domestico, divenendo il personaggio chiave che lega i mondi della tradizione della sua razza, gli Igbo, e la vita accademica e colta di “Padrone”.
Nella stessa città si intersecano anche le storie di Kainene, la sorella di Olanna, beffarda quanto misteriosa donna che non vuole impegnarsi con nessuno. Incontrerà Richard, giunto dall’Inghilterra per studiare l’arte di Igbo-Ukwu. Due mondi a confronto, un dualismo persistente descritto in più ambiti e dagli occhi di più personaggi. Un incontro-scontro di vedute che troverà paradossalmente epilogo solo nella guerra civile nigeriana per l’indipendenza del Biafra del 1967, nella quale perderanno la vita più di un milione di persone.
“Era uno di quei giorni, nel pieno della stagione delle piogge, in cui il sole sembrava una fiamma arancione accostata alla pelle, malgrado piovesse, e mi ricordai che da bambina, in giornate come quella mi sarei messa a correre e a cantare canzoni sulla sfida tra il sole e la pioggia, facendo il tifo perché vincesse il sole. Era la fine di maggio, Ojukwu aveva appena dichiarato la secessione, e noi non eravamo più nigeriani. Eravamo biafrani.”
Così mentre le truppe nigeriane avanzano, i protagonisti si ritrovano a difendere tutto ciò in cui finora hanno creduto, tutti gli affetti per cui hanno sempre lottato. Odenigbo, sostenitore della rivolta prima culturale e poi sociale, scoprirà di non essere in grado di sostenere il fervore della sommossa; Olanna invece, apparentemente fragile e insicura perché totalmente dedita al marito, si scoprirà essere una donna forte, capace di preservare il suo sentimento nonostante l’irruenza delle armi.
Anche la sorella Kainene, nonostante l’ennesima delusione, riuscirà a sciogliere il suo dolore in quello di un intero popolo, perché «ci sono cose talmente imperdonabili da rendere perdonabile tutto il resto». Il suo amore Richard invece sarà costretto a interrogarsi sulle responsabilità del colonialismo bianco e sull’onda lunga delle sue conseguenze.
Infine gwu, imparerà a conoscere le cose e, inevitabilmente, a desiderare di non averle mai conosciute. E’ lo stesso ragazzino dei villaggi a cui si riconosce la prospettiva narrativa più autorevole. Sua è la prima parola, e sua sarà anche l’ultima.
“Metà di un sole giallo” ha vinto il Premio Orange nel 2007.
“Metà di un sole giallo”
CHIMAMANDA NGOZI ADICHIE
Casa editrice Einaudi – Collana Supercoralli
pp. 456 € 19,50