Multidisciplinare e indisciplinato, classico e mutevole, solido punto di riferimento internazionale nell’instabile panorama della creazione contemporanea, Romaeuropa Festival giunge alla 23a edizione con un programma centrato sull’indagine artistica e la ricerca tecnologica, che per 3 mesi trasformerà Roma in prestigiosa vetrina e palcoscenico privilegiato per lo spettacolo dal vivo.
Diretto da Fabrizio Grifasi, con Monique Veaute e Giovanni Pieraccini, Presidente, il Festival animerà l’autunno romano dal 27 settembre al 10 dicembre con oltre 300 artisti e 28 progetti, 54 serate di spettacoli e 57.000 posti per il pubblico, attraversando la capitale e trovando la scena in tanti e diversi luoghi della città.
Fin dalla creazione, nel 1986, il Festival ha riconosciuto nella collaborazione con Accademie, Istituti di Cultura e partner privati, una delle sue più grandi ricchezze. Consuetudine importantissima, che ha permesso di mantenere integra, anche in questa edizione, la vitalità di un programma sempre alla ricerca di uno sguardo cosmopolita che dalla dimensione europea si apre verso India, Giappone, Stati Uniti, Israele.
La piattaforma artistica del Festival si allarga quest’anno anche al web: prende il via il Romaeuropa Web Factory, un progetto congiunto per raccogliere e sviluppare le esigenze e gli stimoli provenienti dalle nuove forme d’arte, generate o veicolate attraverso la rete nell’era del web 2.0. Grazie alla sensibilità della Fondazione Romaeuropa e di Telecom Italia verso i progetti innovativi, saranno valorizzati gli artisti più nuovi, inusuali e creativi nell’ambito della video art, della scrittura creativa, della musica e della pubblicità UGA (user generated content), e l’Opificio, sede di Romaeuropa, diviene così luogo della sperimentazione visiva e degli incontri con il pubblico.
Apre il cartellone il 27 settembre la coreografa tedesca Sasha Waltz, figura di spicco della danza internazionale, assente da diversi anni dai palcoscenici della capitale. Waltz torna finalmente a Roma con Impromptus, prima delle sue coreografie interamente basata su repertorio classico, con sette danzatori in scena a disegnare una geometria di fatale seduzione su musiche di Franz Schubert (in corealizzazione con Auditorium Conciliazione).
L’ Impromptu è infatti una composizione studiata per apparire una improvvisazione, e nel caso di Schubert corrisponde a brani pianistici dal carattere apparentemente rapsodico, ma invece attentamente articolati per suscitare un caleidoscopio di immagini, stati d’animo, evocazioni: un viaggio tra le emozioni più diverse.
Senza i confini narrativi che caratterizzavano alcuni lavori precedenti, ben lontana dall’ “illustrare” la musica, Waltz reagisce alla ricchezza di stimoli di Schubert con un lavoro di figurazioni astratte, interiori, sensuali, con rari lampi d’ironia leggera. Sette danzatori, in assolo, coppia o gruppo: disegnano un mondo di relazioni tra i corpi, con i corpi e sui corpi, in uno spazio di geometrica seduzione ideato da Thomas Schenk assieme alla stessa Waltz. A ogni brano di musica corrisponde una scena a sé stante, ma segretamente legata alle altre a formare un’arcata di grande respiro.
Tra i brani scelti per questa coreografia agli Impromptus si aggiungono anche alcuni dei più appassionanti Lieder di Schubert, e tutta la musica, interpretata dal mezzosoprano Ruth Sandhoff e dalla pianista Cristina Marton, sarà eseguita dal vivo in modo da intrecciare intime e segrete corrispondenze con la danza e i danzatori.
Tutto il festival è online all’indirizzo www.romaeuropa.net