Il Friuli Venezia Giulia festeggia l’Epifania con cerimonie e tradizioni che affondano le radici in riti celtici e precristiani. In tutte le località grandi e piccole della regione, al calare della dodicesima notte, quella dell’Epifania, appunto, l’ultima del periodo natalizio, si organizzano altissimi falò propiziatori (detti “pignarûi” o “foghere”), si bruciano feticci, si fanno previsioni sull’andamento dell’anno che sta per iniziare, traendo gli auspici dall’andamento del fumo e delle faville.
A Cividale del Friuli, antica città lungo il corso del fiume Natisone, all’imbocco delle omonime Valli, il 6 gennaio si svolge la Messa dello Spadone che rievoca l’evento storico dell’investitura imperiale che ricevette nel Medioevo il Patriarca Marquardo von Randeck, feudatario del Friuli. Nel Duomo, in un contesto di grande solennità, si celebra in latino la Messa dello Spadone, durante la quale il Diacono si presenta con l’elmo piumato in testa, la spada sguainata nella mano destra e nella sinistra un antichissimo e prezioso Evangelario. La spada è ancora quella originale appartenuta al Patriarca che fece il suo ingresso in città nel 1366, l’evento che si ricorda appunto nel giorno dell’Epifania. Il significato della sua presenza in una cerimonia religiosa è da attribuire al doppio potere del feudatario: temporale (l’arma, appunto) e spirituale (l’evangelario). Il fascino di questa ricorrenza prosegue anche dopo la messa con una spettacolare rievocazione storica dell’evento e il corteo di personaggi in costume, che si snoda per le vie della città, immersa nei suoni e nelle melodie tipiche del Medioevo.
Storia e tradizioni epifaniche accomunano a Cividale la cittadina pedemontana di Gemona del Friuli, situata sulla sinistra del fiume Tagliamento, inerpicata a mezza costa sulle prime pendici dei monti Glemine, Chiampon e Cuarnan. La sua origine è antichissima, abitata fin dall’epoca preistorica, fiorì al massimo splendore nel Trecento, epoca a cui si rifanno le cerimonie della Messa epifanica del Tallero, che si svolge tradizionalmente il 6 gennaio. Nella medievale via Bini, i cui antichissimi palazzi sono stati perfettamente restaurati dopo il terremoto del 1976, il corteo storico di dame e cavalieri, al suono dei tamburi, accompagna il sindaco fino al Duomo di Santa Maria Assunta, dove ha luogo la Messa. Durante la funzione il primo cittadino, a nome della comunità, offre in dono all’Arciprete, rappresentante della Chiesa, un tallero d’argento, come segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. Anche in questo caso i gesti, i rituali, i cerimoniali sono rimasti immutati nei secoli. Poi, per tutta la giornata, Gemona si anima con spettacoli, musiche e danze di ambientazione rinascimentale, con una spettacolare rievocazione storica a cui danno vita centinaia di comparse in ricchi costumi.