Massouma al-Mubarak, 54 anni, è da tempo una delle figure di riferimento per i movimenti femministi nel mondo arabo. Nata in Kuwait, uno dei più ricchi tra gli emirati produttori di petrolio, Massouma ha completato la sua educazione negli Stati Uniti, entrando anche in contatto con il movimento femminista. A differenza di tante altre, Massouma ha deciso di tornare nel suo paese natale per cercare di cambiarlo, mettendo la sua esperienza e la sua passione al servizio dei tanti movimenti attivi nel mondo arabo per l’affermazione dei diritti delle donne.
Il Kuwait è una delle poche democrazie presenti nella penisola araba, anche se il sistema politico resta fortemente condizionato dalla famiglia dell’emiro che siede sul trono. Non esistono partiti politici, ma gruppi che spesso si identificano nelle appartenenze tribali. Nel 2005 per la prima volta le donne sono state ammesse al voto, un fatto assolutamente inedito nel panorama politico degli Emirati Arabi. In quell’occasione Massouma al-Mubarak è diventata il primo, storico ministro donna del Kuwait. Da allora in Kuwait ci sono state altre tre elezioni, l’ultima delle quali, due settimane fa, ha visto l’ingresso in parlamento di quattro donne: assieme a Mubarak sono state elette l’attivista per i diritti delle donne Rola Dashti, la pedagoga Salwa al-Jassar e la professoressa di filosofia Aseel al-Awadi.
Con la loro professionalità, le competenze e la capacità di presentarsi agli elettori come un elemento innovatore della vita politica dell’emirato, le quattro neo-parlamentari hanno sbaragliato i loro avversari maschi, nonostante il pesante boicottaggio dei gruppi tribali che in massa hanno negato il loro appoggio alle candidate e le pressioni dei gruppi islamici estremisti.
In un momento di crisi economica globale, che si fa sentire anche nell’opulento emirato, gli elettori kuwaitiani hanno scelto di votare per quattro donne che si presentano con le qualifiche giuste per guidare il Paese, esprimendo un desiderio di rinnovamento rispetto a una classe politica corrotta e inadeguata alle nuove sfide. Qualche giorno fa le nuove parlamentari hanno giurato e preso ufficialmente servizio, pronte a fare il loro dovere e ad aiutare, con il loro esempio, milioni di donne che, nel mondo arabo, ancora lottano per avere l’accesso ad una vera rappresentanza politica.