Tra le tante gemme di questo arcipelago generoso, Virgin Gorda è la più riconoscibile a causa della sua curiosa forma – sottile alle estremità e tondeggiante al centro – che le costò il battesimo del nome “vergine grassa” da parte di Cristoforo Colombo. Lunga 16 km e larga appena 3, è la terza delle Isole Vergini Britanniche per grandezza e la seconda (con poco meno di tremila abitanti) per densità di popolazione.
Principale insediamento è Spanish Town – nella parte sud – che ospita il porto turistico. Nelle vicinanze si trova The Baths, con gli imponenti massi morenici disseminati lungo la spiaggia a racchiudere grotte e piscine naturali e il Little Fort National Park, una riserva naturale di 15 ettari che conserva i resti delle mura di un antico fortino spagnolo. L’approdo migliore è a North Sound, oasi per gli sport acquatici sulla punta est dell’isola; gli isolotti (Mosquito, Prickly Pear, Necker, Eustatia) che lo contornano rendono la baia particolarmente protetta: Calquhoun Reef e Anguilla Point offrono ancoraggi tranquilli e caratteristici ristoranti.
Sempre a sud, la baia di Copper Mine prende il nome da una vecchia miniera di rame sfruttata anticamente dagli indigeni e poi nel ‘600 dagli spagnoli. Riaperta a metà degli anni ’30 fu abbandonata definitivamente nel 1867 a seguito del crollo dei prezzi del rame. L’area centrale, particolarmente montuosa, arriva ai 414 metri del Gorda Peak, ben conosciuto dagli amanti del trekking. La zona meridionale, più pianeggiante, ospita le spiagge più rinomate: Spring Bay, Savannah Bay, Little Dix, Mahoe, Trunk Bay.
Situato a circa 30 km a nord di Virgin Gorda, si trova Anegada (nella foto), l’unico atollo corallino dell’arcipelago. A dispetto della sua posizione appartata, è facilmente raggiungibile con un volo di pochi minuti da Beef Island o con i collegamenti diretti da Puerto Rico. Arrivando dal mare la si scorge appena: il suo punto più alto arriva a soli 8 metri ed è per questo che gli spagnoli la denominarono la “sommersa”.
Data la difficoltà d’avvistamento, il suo reef ha provocato nel corso dei secoli il naufragio di 300 navi: i relitti rimasti integri sono oggi rifugio di una variegata popolazione ittica. Considerato uno dei luoghi “fatali” dei Caraibi, è oggi meta prediletta di sub alla ricerca dei galeoni spagnoli e dei loro tesori. L’intera isola è una riserva naturale caratterizzata da un’atmosfera selvaggia e incontaminata. La terraferma è abitata da iguane e capre selvatiche, mentre cieli e lagune ospitano esemplari d’aironi, falchi pescatori e fenicotteri.
Atmosfere d’altri tempi per viaggiatori in fuga dalla civiltà e Jost Van Dyke, isolotto di appena 10 kmq, dal nome del famigerato pirata olandese che lo scelse come base d’attacco per le sue scorrerie. I principali approdi sono a Great Harbour, Little Harbour e White Bay; i primi due hanno lagune tranquille, buoni fondi d’ancoraggio e invitanti ristorantini esperti nella cucina delle Indie Occidentali (impossibile non ricordare, tra questi, almeno il Foxy’s Tamarind Bar, punto di incontro di velisti e poeti).
White Bay, bordata da una magnifica distesa di sabbia bianca, è raggiungibile attraverso uno stretto canale che taglia la barriera corallina; l’approdo perciò è maggiormente esposto agli umori di Poseidone. Sandy Cay, l’incantevole spiaggia dell’adiacente Little Jost Van Dyke, è la destinazione ideale per chi è alla ricerca d’atmosfere alla Robinson Crusoe. E’ raggiungibile a piedi attraverso una stretta bocca di mare. Lo scalo è piuttosto difficoltoso a causa delle frequenti mareggiate.
Se poi si desidera un vero idromassaggio all’aperto, circondato dal verde, non può mancare una tappa alla Bubbling Pool. Di questa piscina naturale e delle sue acque termali salate sono ormai leggendari i benefici effetti estetici e terapeutici.