Come spesso accade, anche quest’anno la giuria chiamata a decidere a chi assegnare il Nobel per la letteratura ha spiazzato un po’ tutti. Da qualche giorno i pronostici fioccavano sul web: sarà finalmente l’anno dell’America, con uno dei grandi romanzieri statunitensi (Philip Roth, Don DeLillo o Thomas Pynchon) o latinoamericani, con il peruviano Vargas Llosa in pole position? O il premio partirà per l’Estremo Oriente, approdando al Giappone di Haruki Murakami? O ancora, a essere premiato sarà l’israeliano Amos Oz? Tra tanti grandi uomini, alla fine l’ha spuntata una donna, un’outsider: Herta Müller, scrittrice, poetessa e saggista tedesca di adozione, ma di origini rumene.
Nelle motivazioni ufficiali dell’Accademia di Svezia per il premio concesso si legge che la Müller “con la forza della poesia e la franchezza della prosa, descrive il panorama dei diseredati”. Al cuore della copiosa produzione della scrittrice ci sono infatti le dure condizioni di vita nella Romania del regime di Ceaucescu: la Müller, nata nel Banato, una regione della Romania con una forte minoranza di lingua tedesca, sarà infatti costretta a lasciare il suo paese di origine e a fuggire in Germania nel 1987, dopo anni di vessazioni da parte dell’onnipotente servizio di sicurezza del regime, la Securitate, che l’aveva classificata come estremamente pericolosa.
La società rumena, sottomessa a uno dei regimi più duri dell’Europa Orientale negli anni della Guerra Fredda, è descritta nei romanzi e nelle poesie di quest’artista come una “società dannata”, pregna di paura e di solitudine, in cui il prezzo più alto viene pagato dalla donne, vessate in tutti i modi in famiglia e sui luoghi di lavoro da un sistema patriarcale cui il regime non fa che affilare gli artigli.
Pressoché sconosciuta in Italia, nonostante abbia partecipato proprio quest’anno al Festival della Letteratura di Mantova, la Müller è invece molto nota in Europa, non solo in Germania, dove vive ormai da oltre vent’anni, ma anche nel Regno Unito: proprio la stampa inglese, tra l’altro, le aveva pronosticato un Nobel imminente lo scorso anno. I lettori curiosi che volessero sapere qualcosa di più di questa scrittrice possono iniziare leggendo “Il paese delle prugne verdi”, pubblicato lo scorso anno da Keller, una piccolissima casa editrice trentina.
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