Avatar, dal sanscrito avatara=discesa, nella cultura brahmanica significa incarnazione corporea della divinità. Nel linguaggio corrente l’avatar è la “rappresentazione di sé in una realtà virtuale”. Ma la rappresentazione di sé è un processo complesso e ricco di trappole e specchi deformanti. Chi siamo veramente? Come ci immaginiamo e come ci presentiamo agli altri?
“La maggior parte delle persone sono altre persone” sintetizzava brillantemente Oscar Wilde nel 1905.
Ed è dunque un viaggio alla scoperta del sé quello che propone il Museo del Balì sulle colline del comune di Saltara nelle Marche con la mostra AVATAR aperta fino al 15 Marzo. Un viaggio virtuale nei mondi digitali perché l’idea espositiva prevede una mostra totalmente virtuale. I visitatori accedono alle sale espositive per mezzo di un computer, con il loro avatar. L’unico allestimento consiste infatti in una sala buia e in varie postazioni computer. Si accede alle sale virtuali muovendo un avatar creato per l’occasione.
Come in tutti i mondi virtuali, i visitatori di AVATAR possono interagire liberamente fra di loro e decidere di visitare la mostra assieme o da soli. Possono socializzare con altri avatar e, risiedendo tutti nella stanza, possono anche decidere di prolungare la conoscenza nella vita reale.
Perché milioni di persone passano interminabili ore in terre sintetiche intrattenendo rapporti digitali? L’umanità è in fuga? Da dove? Da cosa? Sono queste le domande che AVATAR pone al visitatore offrendo a chi non ha dimestichezza con internet la possibilità di accedere ai mondi virtuali e a tutti gli altri l’occasione di approfondire le tematiche psicologiche e sociologiche legate al mondo digitale. La mostra è pensata anche per bambini dagli 8 anni in su che potranno visitare le sale virtuali accompagnati da un adulto.
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