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Une seconde peau

Capi davvero unici quelli dell’artista/stilista Isabelle Tournoud. Corsetti d’eucalipto, linguette di canne, stole di fili d’erba, gonne in lunaria argentea. Non è difficile lasciarsi sedurre dalle fantasticherie che l’artista crea per Signora Natura. Nell’alta collezione in mostra nella Galerie Fraich’Attitude a Parigi, dal titolo Seconde Peau, si librano in passerella tutti i pezzi forti del suo pret-à-rever. Abiti che sembrano essere usciti dal guardaroba fatato di Oberon e Titania.

isabelle

Nasce in un piccolo paese nell’Ovest della Francia, Angers, vicino Nantes. Vive e lavora nella regione parigina molto vicina alla città, Isabelle Tournoud artista, stilista e inventrice, con il suo lavoro ci fa scoprire il fascino sottile e inquietante di Madame Natura. Influenzata dall’arte povera, sfrutta con delicatezza le sorprese della natura, dai pomodori secchi, ai roseti, ai legumi che l’artista, svelandosi coutier, trasforma in meravigliose parure e abiti sculture. Una sorta di ‘seconda pelle’ che si rivela anche terapeutica: Isabelle s’improvvisa erborista e sviluppa dei cataplasmi vestiari, come guanti di pomodoro o corsetti di eucalipto.

Insieme al Professore Carrè, il suo doppio scientifico, dà vita ad alcune varietà di legumi stravaganti e astuti e a insetti domestici dalle proprietà multiple (mangiatori di polvere e mosche, diffusori di buon umore). Esteta, fantasiosa, scientifica, ma sempre poetica, Isabelle ci racconta la natura sotto tutte le sue forme, mettendo in scena ‘vestiti poetici’ che sublimano il vegetale. Gli abiti, che sembrano essere usciti da una sfilata di haute couture,  evocano una natura fragile e potente, allo stesso tempo delicata, leggera e misteriosa. Madame Isabelle ci invita parallelamente in un viaggio nell’universo scientifico del Professor Carrè, sorta di saggio folle divorato dall’inventiva, e in quello fantastico della natura.

Stile è andato a conoscerla.

Isabelle, come e quando è nata l’idea  di lavorare con i legumi?

"Ho iniziato nel 2001. Lavoro soprattutto con i vegetali, non solo con i legumi, con la natura in genere. L’idea è nata progressivamente, ho cominciato perché amo passeggiare nei boschi e nella campagna, e le verdure m’interessano particolarmente perché credo abbiano un legame di pelle con la natura umana. Semplicemente per la sua fragilità, per parlare dell’uomo uso i vegetali, per farne ad esempio dei vestiti".

Quali sono le diverse fasi di lavorazione?

"Utilizzo solo vegetali secchi, quindi non marciscono e si conservano nel tempo, anche se bisogna fare attenzione perché sono fragili, ma non faccio dei trattamenti specifici, sono semplicemente secchi".

I vestiti sono sculture o si possono indossare?

"No no, sono veramente delle sculture, non si possono portare, li condivido, perché vorrei che chiunque li veda, possa immaginarsi all’interno del vestito e allo stesso tempo resti a distanza, per rispetto verso la fragilità evocata dai materiali".

È un po’ simbolico…

"Esattamente"

Il professore Carrè è una persona vivente o…

"No..in effetti è una persona che ho inventato. E’ anche per questo che ho chiamato l’esposizione ‘seconda pelle’, perché per me i vestiti sono come delle pelli che rivelano il corpo che avrebbe potuto abitare questi vestiti, e inoltre perché a volte prendo la personalità di questo professore che non esiste, ma che è un personaggio in cui mi immedesimo per poter parlare di tutto ciò che si riferisce, nel mio lavoro, al mondo della scienza e delle ricerche a livello di chimere vegetali, che hanno le proprietà che invento ma che sono completamente irreali".

Quindi gli hai attribuito una personalità e un lavoro. Una personalità, perché questo  professore crea anche degli insetti elettrici…

"Non sono elettrici. Sono insetti che ho creato nel 2001 per un’installazione nel mio appartamento, sono assemblamenti di vegetali, ma non sono assolutamente animati. Li ho messi dappertutto, sui muri  dell’ appartemento, e poi …  mescolo spesso il mondo della scienza, della realtà e della finzione, per creare un dubbio nelle persone che leggono. Ogni volta che presento un’opera, metto un cartello in cui si spiega l’origine del legume e dell’insetto e lascio credere che possano essere veri, e che se non li vediamo muoversi quando li guardiamo, è perché si muovono solo quando è  notte. Si pensa che possano essere vivi, e se non li vediamo muoversi di giorno è perché dormono".

Lavoro di immaginazione…

"Si, amo la gente che guarda il lavoro e possa…"

Sognare come i bambini?…

"Esattamente, si, per questo… "

In cosa consistono i tuoi legami con l’arte povera? Perché dici d’ispirarti a essa?

"Per esempio adoro un artista che si chiama Giuseppe Pepenone e che insegna alla scuola di Belle Arti di Parigi. Vive tra Itali e Francia. Fa opere che mi piacciono molto, in cui parla della relazione tra l’uomo e la natura, lavora specialmente con il bronzo e i vegetali morti, fa installazioni nella natura. Ad esempio mescola del bronzo con un albero che non cresce. In effetti quello che amo nel suo lavoro è questo incontro tra l’uomo e la natura. E’ sempre quella l’idea che m’interessa, attraverso il mio lavoro e anche attraverso l’arte povera."

L’universo vegetale del lavoro di Isabelle si scrive su un semplice pezzo di terra posato sullo stesso suolo della Galerie Fraich’ Attitude, che ospita i suoi lavori fino al 17 dicembre. Una successione di fossi e ponticelli accolgono in modo singolare le opere dell’artista disegnando un paesaggio allo stesso tempo massiccio e sensuale.  Se la densità di questo modellamento contrasta con la fragilità delle sculture di Isabelle, questo zoccolo di terra minimalista emana una stessa ossessione per la materia come fonte di ispirazione.

Nell’ esposizione hai messo al suolo molta terra, perché? Cosa rappresenta la terra per te?

"C’è una scenografia nascosta nell’esposizione, fatta da un’altra persona, e che l’ha concepita a base di terra per fare riferimento alla terra che nutre i vegetali, e che quindi nutre anche le opere che io presento. Il dispositivo di esposizione è scisso in tre spazi corrispondenti alle tre tematiche del lavoro: i vestiti, i vegetali e gli insetti. La terra invade lo spazio di una stretta fascia di suolo e riempie l’ultima stanza fino a impedirne l’accesso, la terra arriva fino a un metro e cinquanta di altezza. Quello spazio è riempito di piccoli insetti che ho messo per invadere la stanza".

Insetti vivi?

"No no, sempre i falsi, quelli inventati dal prof Carrè che hanno molte capacità…magiare la polvere, lavare i piatti… (ride, ndr)".

Salutiamo Isabelle e il Professore Carrè. I vegetali che Isabelle crea sotto l’identità del professore sono dotati di proprietà stravaganti e immaginarie, lei attribuisce loro un’origine geografica, un’identificazione scientifica abbastanza precisa, ed è ciò che porta confusione: non si è più tanto sicuri di essere nell’immaginario, perché quest’immaginario… è presentato come verosimile.  

Ilaria Oriente,  responsabile del sito www.moda.it. Ha lavorato per Cinecittà Holding e l’Istituto Internazionale Andrei Tarkovskj. Interessata alla moda, al cinema e al teatro.