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Kaki King, la reginetta delle sei corde

Per la seconda volta in Italia quest’anno, la chitarrista di Atlanta figlia del “sogno americano” presenta un repertorio di brani strumentali post-rock acustici eseguiti con la tecnica del tapping

Kaki King
AP

Kaki King è di nuovo in Italia! Per la seconda volta, quest’anno, il suo tour mondiale è approdato nella penisola dopo il successo primaverile. E Kaki, classe ’79, ci riprova ad entusiasmare i palcoscenici europei con le sue divertenti chitarre pazze, dopo aver conquistato, d’altronde, quelli statunitensi e giapponesi.  Il tour nel vecchio continente è iniziato a fine novembre, in Francia. E in questi giorni la giovane cantante di Atlanta è nel Belpaese per una serie di date, alcune già avvenute, altre in programma: stasera 7 dicembre è al Chinaski a Sermide (provincia di Mantova), mentre dall’8 è in Sicilia, suonando, rispettivamente a I Candelai di Palermo, allo Zo Centro Culture Contemporanee di Catania (9 dicembre) e all’ITI Mottura di Caltanisetta (10 dicembre).  

Katherine Elizabeth King, alias Kaki King, presenta i suoi virtuosismi chitarristici attraverso un repertorio di brani strumentali post-rock acustici eseguiti con la tecnica del tapping, che la giovane musicista sa eseguire con grande velocità e maestria. I pezzi in scaletta appartengono  al suo vasto repertorio, a partire dall’album “Junior” da poco pubblicato, ispirato ai concetti dello spionaggio e della doppia vita. La sua è stata una gavetta lunga e “miracolosa”, esempio tangibile del famoso “sogno americano”. Kaki, infatti, fin da bambina assapora la musica, grazie alla passione del padre per i Beatles e Fleetwood Mac.

A quattro anni comincia a prendere lezioni di chitarra, passa presto alla batteria che studia fino agli 11 anni, poi torna al suo strumento preferito, iniziando a suonare le sue passioni adolescenziali per  Johnny Marr degli Smiths e Graham Coxon dei Blur. Si trasferisce a New York negli anni universitari e qui, per mantenersi gli studi, inizia a suonare in strada e in metropolitana, attirando l’attenzione dei passanti. Lavora anche come cameriera nel famoso locale newyorkese “Mercury Lounge”, dove giovani artisti, esibendosi, venivano lanciati nel mercato discografico. Qui presenta una demo dei pezzi suonati per strada e da lì il passo è breve: nel 2003 pubblica il suo primo album “Everybody Loves You” che attira con successo l’interesse dei critici. Iniziano anche le collaborazioni importanti con artisti del calibro di Marianne Faithfull, David Byrne, Foo Fighters. Nel 2007, inoltre, appare nel film “La musica nel cuore” e partecipa alla colonna sonora di “Into the Wild” di Sean Penn.  Un’ascesa incredibile che la incorona nuova reginetta delle sei corde.

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