Stadi e progetti davvero unici, che hanno fatto anche discutere. Si è parlato molto delle manifestazioni e delle proteste contro la cattiva gestione delle risorse economiche per i Mondiali del Brasile, che secondo i manifestanti avrebbero sottratto soldi a questioni primarie.
In ogni caso la costruzione e ristrutturazione di questi stadi, hanno decretato il Brasile come il Paese per eccellenza del Calcio Mondiale e sperando inoltre in un rilancio economico. Il Maracanà è certamente lo stadio più famoso del Brasile, la seconda attrazione turistica più popolare di Rio ha 73.531 posti ed è il più grande campo di calcio. Lo Stadio Mineirão ha una capacità di 57.483 posti e ha subito una revisione completa prima di ospitare sei partite della Coppa del Mondo, tra cui la semi finale. L’Arena Pantal, lo stadio di Cuiaba sorge in una zona molto ricca di flora e fauna e non è una sorpresa che la sostenibilità sia il tema centrale della costruzione e della manutenzione dell’Arena.
E ancora lo stadio Castelao di Fortaleza, lo stadio das Dunas di Natal, l’Arena Pernambuco a Recife, l’Arena Fonte Nova a Salvador, lo stadio Nacional di Brasilia, l’Arena da Baixada di Curitiba, lo Stadio Beira-Rio di Porto Alegre e l’Arena de Sao Paulo. Luoghi capaci di ospitare numeri da capogiro e che ora rischiano di rimanere abbandonati. Sebbene il Brasile debba mettersi in regola con i lavori per le Olimpiadi attualmente in altissimo mare, ora si ritrova con 12 stadi nuovi di pallino che non risolvono i problemi più grandi della Nazione, come la mancanza di servizi, o di abitazioni.
L’idea di riconvertire questi spazi è allettante: potrebbero diventare centri commerciali, parchi, centrali elettriche. Oppure potrebbero trasformarsi in qualcosa che al momento serve con più urgenza: in abitazioni. È quello a cui aspira il progetto “Casa Futebol” di Axel de Stampa e Sylvain Macaux dello studio 1Week1Project, che propone di convertire gli stadi in agglomerati di housing tramite compartimenti modulari.
L’idea è quella di una architettura pop-up che va ad incastrarsi dove possibile, creando una “favela verticale” ma che favela non vuole essere. Un progetto nobile che ricorda l’inserimento di container colorati in grandi silos sudafricani per creare abitazioni destinate a studenti. Ma il “sogno” di realizzare unità abitative per ceti meno abbienti rimane pura utopia. Quella di dare vita a piccole case inserite fra i piloni vereticali dello stadi, non è una soluzione così semplice e richiederebbe enormi interventi per garantire acqua, elettricità e scolo delle acque reflue. Inoltre le strutture sportive non hanno la capacità di sostenere il peso di “colorati appartamenti” dal costo accessibile.