La maternità come una vera e propria “guerra”. È così che la pensa la la giornalista Elisabetta Ambrosi che nel suo libro “Guerriere. La resistenza delle nuove mamme italiane”, opera a metà fra un saggio ironico e tagliente e un romanzo, racconta di vita vissuta, di amare considerazioni e di ritagli di vita da mamma. Ma anche un’opera che fa riflettere sul ruolo della religione nella nostra vita, un ruolo a cui la giornalista ha dato importanza primaria fino al compimento dei 20 anni, quando – decisa a vivere senza l’imposizione familiare dell’unico dovere verso Dio e lo studio – ha iniziato un nuovo percorso volto al libero arbitrio.
Si pensa spesso a come potessero fare le mamme “di una volta” a crescere sei o sette figli. “Certo la vita era più semplice” si è soliti commentare, ma nel profondo di ogni donna moderna rimane sempre quel pizzico di amarezza nel sentirsi stanche, sole e un po’ depresse. Il libro della Ambrosi, edito da Chiarelettere, dovrebbe essere letto da tutti, così come lei stessa afferma: “non solo le genitrici, ma anche i papà, i nonni, e i politici. È difficile essere mamme al giorno d’oggi senza sentirsi in colpa nel trascurare troppo un figlio o il lavoro, divise fra la consapevolezza che essere mamma sia solo un pezzo della propria vita, combattute fra l’essere donne, lavoratrici (poco importa se in carriera o precarie), mogli, figlie, nuore. E tener testa a tutti questi “impegni” è davvero arduo”.
39 anni, Elisabetta Ambrosi è l’io narrante esagitato, ansioso, battagliero, ossessivo, invadente. Per la giornalista la soluzione ai tempi che viviamo è l’Ikea: “è un posto ideale – racconta a pagina99.it – Il welfare italiano dovrebbe essere come l’Ikea: bagni grandi dove cambiare i pannolini, spazio bimbi, ristoranti con menu per i piccoli. Renzi dovrebbe ispirarsi all’Ikea”. Le mamme italiane fanno salti mortali per mantenere un equilibrio tra lavoro, famiglia, figli e se stesse. Eppure lo Stato sembra dimenticarle.
La Ambrosi ha deciso di indagare le tattiche di sopravvivenza quotidiana di amiche e donne conosciute attraverso il blog Sex and (the) stress, alle quali ha chiesto di raccontare le loro giornate, la ripartizione dei carichi in famiglia, lo stipendio e ciò che vorrebbero dallo Stato. Ne è nato un libro fatto di voci femminili, precarie, autonome, partite Iva, dipendenti, per le quali avere un figlio non è più una scelta normale, è un lusso. Ma anche un vademecum alla sopravvivenza, fisica e mentale, fatto di consigli da mettere in pratica per far quadrare i conti.
Il libro che è per le mamme più diverse – da quella che vuole più aiuto dal marito a quella separata – parla anche di quanto sia importante il ruolo dei papà nella gestione di un bambino, una condizione che ancora oggi sembra essere appannaggio di poche coppie, complice, probabilmente, un’educazione radicata in maniera patriarcale, dove è la donna ad occuparsi praticamente di tutto.
In un’intervista al settimanale D di Repubblica, la Ambrosi commenta la condivisione degli impegni familiari fra i due genitori: «Sarebbe meglio impostare una condivisione da subito. Ma dopo la nascita di un figlio è ancora più importante. Tutto può essere condiviso, anche l’allattamento: io mi tiravo il latte e la notte potevamo svegliarci a turno. Lo stesso per gli accompagnamenti a scuola: è fondamentale che ci si alterni. Non è vero che nelle coppie più simmetriche si litiga di più. La contrattazione è faticosa, ma alla fine ci sono due genitori liberi e bambini che da grandi ripeteranno gli schemi che hanno visto in famiglia.»
Per tutte coloro che calcolano il momento del parto di modo che coincida con il rinnovo del contratto. Per chi non lavora e deve solo pensare alla casa e ai pargoli. Per quante nonostante gli aiuti, si sentono in colpa per il tempo passato lontani dai figli: “Guerriere” offre anche il decalogo della mamma italiana. Una lista di consigli su come procedere con ironia nella fantastica dimensione della maternità.