Il suo primo saggio è diventato in un attimo un best seller mondiale: ‘No Logo’ di Naomi Klein è considerato da molti il manifesto di quel movimento anti-capitalista che è stato così forte tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, al cui paragone i vari Occupy sono solo un’eco lontana. Chi ricorda le manifestazioni oceaniche di Seattle, i Social Forum, i vari G8, chi ricorda quello che i media hanno etichettato come ‘movimento no-global’ (espressione che sminuisce le tante sfaccettature di un mondo estremamente variegato) sa che il suo nome era sempre accanto, vicino, sopra o sotto i titoli dei giornali che ne raccontavano la cronaca. Naomi Klein è ancora oggi la scrittrice attivista di sempre, sicuramente maturata, ma ancora convinta che il capitalismo sia la strada sbagliata. La crisi economica non le ha dato tutti i torti, e il suo ultimo libro, edito in Italia da Rizzoli con il titolo ‘Una rivoluzione ci salverà’ (titolo originale ‘This Changes Everything: Capitalism vs The Climate’) torna a parlare del sistema economico capitalista, stavolta in relazione al cambiamento climatico.
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L’ambiente come focus principale, perché, secondo l’autrice, è davvero tempo di intervenire con politiche serie, non solo con gli accordi simbolici che di tanto in tanto vengono ratificati dai capi di stato, ma che di fatto cambiano poco o nulla: occorre una rivoluzione vera e propria. L’ambientalismo si collega al capitalismo attraverso diversi percorsi: da un lato sono le politiche delle grandi multinazionali, gli accordi economici sui combustibili fossili, lo sfruttamento dei territori per la produzione, che innescano o incentivano i grandi cambiamenti climatici; dall’altro i disastri naturali che ne conseguono hanno il triste potere di evidenziare le disparità sociali, basti pensare all’uragano Katrina e a come ha sollevato un velo sulla mancanza di infrastrutture, sui servizi inadeguati, sull’assenza dello stato nelle aree più povere di New Orleans.
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Insomma la scrittrice-giornalista-attivista canadese è tornata a fare parlare di movimenti, di globalizzazione, di politiche sociali, e in questo volume più che mai di ambiente. Dopo il successo planetario di ‘No Logo’ del 2000, l’autrice ha pubblicato un altro best-seller ‘Shock Economy’, tradotto in ben 28 lingue, in cui analizza gli effetti delle politiche liberiste su diversi stati del mondo. Ed oggi torna con quello che ancora non sappiamo se sarà un best-seller, ma già le ha assicurato una importante citazione da parte del Financial Times tra le ‘Donne dell’anno 2014’ come attivista contro il cambiamento climatico.