Difficile trovare un italiano che non lo conosca, che non ne abbia mai assaggiato almeno una fetta a Natale. Non è il panettone, anzi, è il suo acerrimo nemico: il pandoro. Nel 2019 compie 125 anni, ma la particolarità è che non li festeggia d’inverno. La data di nascita è il 14 ottobre: 72 giorni prima di Natale.
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Pandoro, quando la tradizione diventa mito
Verona, 14 ottobre 1894. Domenico Melegatti è un pasticciere e decide di brevettare la ricetta di un nuovo dolce appena sfornato: il pandoro. Si reca al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d’Italia e si fa quindi rilasciare il Certificato di Privativa Industriale. Questo documento attesta che a Melegatti si devono il nome, la forma e la ricetta del pandoro. In tanti cercano immediatamente di imitarlo, ed è proprio per questo che Melegatti lancia la sfida delle 1000 lire ai colleghi: chiunque riuscirà a portargli la vera-ricetta-del-pandoro riceverà la posta in palio (se potessimo parametrare il valore ad oggi, parleremmo di circa 5 mila euro). Nessuno si presenterà.
Le origini del nome e la forma a stella
Il nome “pandoro”, invece, suggerisce un richiamo delle cene consumate dai nobili della Venezia del 1200, dove si serviva il “pan de oro”. Un dolce conico, ricoperto da foglie d’oro, inevitabilmente destinato ai palati dei ricchi. Contemporaneamente, ma a Verona, si serviva invece il “nadalin”, nato proprio per festeggiare il Natale. La forma a stella, tipica del pandoro di oggi, la si deve a questo dolce (meno burroso rispetto a quello odierno).
Non è finita qui, perché oltre al nadalin c’è l’influenza di un altro dolce, ossia il “levà”. Alla vigilia di Natale, d la notte tra il 24 e il 24 dicembre, le donne delle corti impastavano farina, latte e lievito. Melegatti aggiunge uova e burro, eliminando invece mandorle e granelli di zucchero dalla superficie, dando vita al pandoro così come l’abbiamo sempre mangiato. La leggenda vuole che un garzone, prendendo in mano la prima fetta illuminata dal sole, abbia esclamato l’è proprio un pan de oro.
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Il vaso di… pandoro: lo scontro in politica
Pandoro e panettone sono acerrimi nemici e accendono discussioni a tavola, ogni Natale. I due fronti si sfidano a colpi di lodi all’uvetta o allo zucchero a velo. Lo scontro si è fatto imprevedibilmente più acceso l’anno scorso, sconfinando nell’arena politica.
È il 20 dicembre 2018 quando l’allora (e ormai ex) ministro della Salute, Giulia Grillo, definisce il pandoro “pesante e senz’anima, senza sostanza come il Pd”. Meglio il panettone, secondo lei, “saporito come il M5S”. Apriti cielo. I rappresentanti di Regione Veneto, guidata dalla Lega, protestano in maniera veemente. Il consigliere Alessandro Montagnoli parla di “offese ingiustificate. Senza fondamento e intollerabili verso una delle istituzioni della città di Verona. Soprattutto a ridosso delle festività natalizie”.
Sì, perché il pandoro è nell’elenco delle eccellenze agroalimentari sul sito della Regione Veneto, nella categoria Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria. Insomma, più che un incidente diplomatico… un vero e proprio vaso di Pandoro.