Celebra la vita veneziana della collezionista Peggy Guggenheim, scandendo tappa dopo tappa le mostre e gli eventi che hanno segnato i suoi anni trascorsi in laguna. È la mostra Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa che a Palazzo Venier dei Leoni si focalizza sul collezionismo post 1948 della mecenate. Poco prima del ’48 infatti, la Guggenheim chiudeva la sua galleria- museo “Art of This Century” di New York e si trasferiva a Venezia. Curato da Karole P. B. Vail con Gražina Subelytė il percorso espositivo presenta una sessantina di opere. In esposizione dipinti, sculture e lavori su carta, acquisite nel corso degli anni quaranta e il 1979, anno della scomparsa della Guggenheim.
I capolavori da non perdere
La mostra offre l’opportunità fino al prossimo 27 gennaio di rivedere celebri capolavori. È il caso de “L’impero della luce” di René Magritte o “Studio per scimpanzé” di Francis Bacon. La mostra consente, inoltre, di ammirare opere raramente esposte, come “Autunno a Courgeron” di René Brô e “Serendipity 2” di Gwyther Irwin. E poi ancora “Sopra il bianco” di Kenzo Okada e “Deriva No 2.” di Tomonori Toyofuku. Queste ultime due opere dimostrano l’interesse della Guggenheim anche per la scena artistica oltre l’Europa e gli Stati Uniti.
Il percorso
La mostra prende avvio dal 1948 quando Peggy Guggenheim viene invitata con la sua collezione alla XXIV Biennale di Venezia. Grazie a questa iniziativa vengono presentati in Europa per la prima volta Pollock e la nuova generazione di artisti americani. Ad aprire la visita le opere di Arshile Gorky, Robert Motherwell, Mark Rothko e Clyfford Still, le stesse esposte nella rassegna del ’48. Si prosegue con una citazione della prima mostra di scultura contemporanea che Peggy Guggenheim organizza a Palazzo Venier dei Leoni. Nel percorso di questa mostra trovava spazio “Testa e conchiglia” di Jean Arp, opera fondante della collezione. Fra le altre sculture in mostra “Uccello nello spazio” di Constantin Brancusi e “Piazza” di Alberto Giacometti.
Gli anni ’50 e ’60
Nel corso degli anni ’50 Peggy Guggenheim sviluppa un certo interesse sia per l’arte del gruppo CoBrA sia per l’arte britannica. A rappresentare i due filoni sono presenti i lavori di Pierre Alechinsky, Karel Appel e Asger Jorn, per il gruppo CoBrA. Per quanto riguarda l’arte inglese sono presenti Kenneth Armitage, Francis Bacon, Alan Davie, Henry Moore, Ben Nicholson e Graham Sutherland. L’esposizione include infine un focus sull’Arte cinetica e Op art, genere che interessò particolarmente Peggy Guggenheim nel corso degli anni ’60. In esposizione i lavori di Marina Apollonio, Alberto Biasi, Martha Boto Franco Costalonga, recentemente scomparso. E poi ancora Heinz Mack, Manfredo Massironi e Victor Vasarely.