Belli, colorati, profumati. E buoni. Parliamo dei fiori commestibili, il nuovo trend che sta conquistando le tavole di tutto il mondo. Anche quelle italiane. A volte questi fiori possono sostituire gli ortaggi e costituire l’ingrediente principale di un piatto. O può fornirne, almeno, un buon accostamento. Vengono utilizzati come ingrediente o decorazione per insalate, bevande, tisane e vini. Ma anche per guarnire le creme, conserve di frutta e piatti marinati.
Questi sono al centro delle ricerche di Antea, un progetto di ricerca europeo al quale collabora anche l’Università di Pisa con i dipartimenti di Farmacia e di Scienze Agrarie, alimentari e agroambientali. Il compito dei ricercatori dell’Ateneo pisano è quello di analizzare le oltre 40 specie selezionate per il progetto, compresi lo studio della composizione organica e delle caratteristiche organolettiche delle piante, i test allergologici e microbiologici per garantire la innocuità al consumo e infine anche l’individuazione delle tecnologie per la conservazione e il confezionamento delle preparazioni alimentari.
Fiori commestibili: perché fanno così bene?
“Le proprietà nutraceutiche dei fiori sono dovute alla presenza di composti salutari per la dieta umana, come i polifenoli, i più importanti con attività antiossidante oltre alla vitamina C e antociani, che sono anche i principali responsabili della colorazione,– spiega Laura Pistelli, docente dell’Ateneo pisano – al momento le nostre analisi stanno riguardando alcune varietà di salvia che hanno fiori (e talvolta anche foglie) che profumano di ananas, pesca o ribes e una specie di geranio dal sapore di limone”.
Non tutti i fiori sono però uguali. A volte fanno bene ma non sono buoni, come avviene col dente di leone, ricco di polifenoli e antiossidanti. Mentre altre volte non possono essere consumati interi, perché conservano parti amare, come stami e steli. Il gusto cambia sempre, di fiore in fiore, ovviamente. E siamo sicuri che siamo solo all’inizio di un trend “gastronomico” sempre più green.