Si è ritenuto finora che la somiglianza tra i partner fosse il motivo fondamentale in base al quale costruire relazioni sentimentali. Tuttavia, uno studio condotto da Bill Chopik, professore associato di Psicologia alla Michigan State University, suggerisce che la somiglianza della personalità tra due soggetti non incide sulla soddisfazione che si prova nei confronti della propria vita. E, ovviamente, dei propri rapporti. Parola d’ordine: essere gentile.
Essere gentile è fondamentale. La vera felicità dipende da quest’aspetto
“Le persone investono molto tempo alla ricerca di un compagno in linea con il proprio modo di essere, ma il nostro studio dice che ciò potrebbe essere un passo falso”, dice il dr. Bill Chopik, che è anche Direttore del MSU Close Relationships Lab. Egli, insieme al dr. Richard Lucas, professore del MSU Foundation nel dipartimento di psicologia, ha attinto ai dati del Panel Study of Income Dynamics, un’indagine a lungo termine sulle famiglie.
Successivamente, i due hanno esaminato cosa potrebbe rendere una coppia felice. Misurando gli effetti dei tratti della personalità sul benessere in oltre 2.500 coppie eterosessuali che sono state sposate per circa 20 anni. Ciò rende lo studio in questione il più completo finora. Nonché uno dei più importanti. Proprio perché pone l’accento sulla sopravvalutazione della compatibilità come elemento principe per una buona convivenza.
Cosa conta? La gradevolezza, la coscienziosità e l’assenza di egocentrismo.
È invece emersa l’importanza primaria dell’avere un partner con caratteristiche caratteriali desiderabili come la gradevolezza, la coscienziosità e l’assenza di egocentrismo. Allo stesso tempo, condividere un percorso di vita con una persona nevrotica e più estroversa, si traduce, invece, in una minore soddisfazione della relazione. E chi l’avrebbe detto?
Ciò potrebbe suggerire che, nonostante la loro popolarità, le app di incontri che fanno incontrare le persone in base al canone della compatibilità potrebbero non fornire le migliori possibilità di successo di coppia. Almeno a lungo termine. Quindi bisognerebbe riflettere maggiormente su sé stessi. Auto-analizzarsi. Interrogarsi sul quadro psicologico della propria persona. Ai fini di un rapporto a due, avere pensieri di questo tipo varrebbe di più di un’eventuale compatibilità.
“Quando si iniziano a creare algoritmi e ad abbinare psicologicamente le persone, in realtà non ne sappiamo molto rispetto a quello che pensiamo. Non ne sappiamo granché anche perché il cuore sceglie ciò che fa. Ma con questa ricerca possiamo escludere la compatibilità come fattore esclusivo”. Insomma, conta altro. E tanto.