S’intitota Specchi Angelici l’installazione di Matteo Fato che porta l’arte contemporanea all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo. L’iniziativa rientra nel più ampio progetto ARTEPARCO, realizzata da PARCO1923, con il supporto di BMW Italia, azienda che si distingue per il suo consolidato impegno rivolto alla sostenibilità e alla protezione ambientale. Come lo scorso anno, partecipano al progetto anche l’Ente Parco e il Comune di Pescasseroli. Dopo il successo della prima opera realizzata nel 2018 dall’artista-designer Marcantonio, il protagonista di questa nuova edizione è Matteo Fato. L’artista è stato, infatti, invitato a confrontarsi con uno dei luoghi naturalistici più antichi e suggestivi d’Italia. Si tratta delle Foreste Vetuste del Parco, riconosciute Patrimonio dell’Unesco nel 2017.
L’artista
Nato a Pescara, nel 1979, Matteo Fato è riconosciuto come uno tra gli artisti più interessanti nell’attuale panorama artistico contemporaneo. La sua ricerca si caratterizza per un’attenzione costante verso la pittura. Una pittura declinata attraverso l’installazione, la scultura e una studiata relazione con lo spazio circostante. I suoi lavori si concentrano sulla pittura, intesa come riflesso dei tempi odierni, ma anche lente di ingrandimento sul mondo. Con un approccio progettuale attivo, l’artista lega la pittura a medium apparentemente distanti. È il caso della scultura e dell’installazione. Distintive dei suoi dipinti, infatti, sono le strutture in legno che racchiudono e circondano la maggior parte delle sue opere più recenti.
L’opera di Matteo Fato
Per questa seconda edizione di Arteparco, l’artista propone un’installazione in cui il paesaggio incantato delle montagne diventa parte integrante dell’opera. Realizzata interamente in legno, Specchi Angelici si fonde con la natura circostante, dichiarando la sua appartenenza al Parco. L’opera che si integra perfettamente alla natura è composta da tre riproduzioni di un cavalletto antico da pittore. Il paesaggio e la natura incantevole del Parco diventano la tela dell’artista. In passato ogni paesaggio, passava attraverso il filtro dell’artista che lo reinterpretava secondo il proprio codice stilistico. In Specchi Angelici, invece il linguaggio della pittura viene solamente evocato dall’immagine iconica del cavalletto. Alla Natura viene così lasciata la possibilità di esprimersi nella sua magnificenza, diventando essa stessa linguaggio.