La collezione Magna Grecia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli è ora nuovamente visibile. Il progetto allestitivo, costruito dal professor Enzo Lippolis per raccontare le radici storiche della cultura dell’Italia meridionale, ha riaperto i battenti. Si restituisce così al MANN una parte fondamentale della sua identità. La collezione Magna Grecia trova, infatti, il suo culmine nello sguardo proteso alla Campania interna. Non solo anche ai contesti più significativi da Nola a Cales. A partire dal I millennio a.C. tali aree rappresentarono, per configurazione morfologica, uno snodo nevralgico per connettere Italia centrale e meridionale. Ma anche la costa tirrenica, con la fascia appenninica.
La Collezione
Non più visibile dal 1996, la collezione, per ricchezza ed antichità del patrimonio archeologico rappresenta un unicum nel panorama museale internazionale. Oltre 400 opere, infatti, testimoniano le caratteristiche insediative, le strutture sociopolitiche, il retroterra religioso ed artistico nella Campania di epoca preromana. Diversi nuclei tematici, dunque, con un significativo filo conduttore: la complessità della coesistenza tra le comunità radicate nel Sud della penisola.
Un viaggio nella storia
Il percorso espositivo è un viaggio a ritroso nella storia, dall’VIII sec. a.C. sino alla conquista romana. Si ricostruisce così il suggestivo mosaico che definì l’identità culturale della Magna Grecia. Dalle fasi più remote della “colonizzazione” greca del Sud Italia all’universo mitico e religioso delle città della Magna Grecia, spiccano due reperti: la suggestiva e coloratissima opera d’arte del fregio in terracotta con lotta tra Eracle e il mostro marino Nereo e le Tavole di Eraclea. La mostra ricostruisce anche un convivio tra VI e V sec. a.C.. Infatti, la presenza dei vasi attici figurati riflettono un rituale consolidato per cui ogni recipiente assumeva una funzione specifica. Un consistente nucleo di materiali provenienti da Ruvo, Canosa e Paestum testimonia un aspetto fondamentale. Siamo, infatti, nel pieno dell’affermazione delle popolazioni di origine italica (campani, sanniti, lucani e apuli) nell’Italia meridionale. A testimonianza di questo sono esposte le celebri lastre dipinte rinvenute nella Tomba delle Danzatrici, scoperta a Ruvo il 15 novembre 1833.
La moda della Magna Grecia
Nel percorso trovano, inoltre, spazio raffinate testimonianze della moda del tempo. Si tratta di oreficerie come collane, bracciali, orecchini. Questi gioelli documentano così i preziosi ornamenti indossati per ostentare la propria appartenenza sociale. Ricordiamo che nella stessa sezione trova spazio anche lo straordinario Cratere di Altamura. Il reperto è uno dei più monumentali vasi apuli pervenuti dall’antichità. L’opera è stata recentemente restaurata dallo staff del Getty Museum. Decorato da una rara ed emblematica raffigurazione del mondo degli Inferi, il vaso è ornato di personaggi mitologici legati all’aldilà.