Vuole riportare “alla luce” il lavoro grafico e pittorico di Emilio Tadini per ricostruire la figura di un artista totale. È la mostra “Emilio Tadini 1967-1972, Davanti agli occhi, dietro lo sguardo” allestita fino al prossimo 28 giugno alla Fondazione Marconi. Il progetto espositivo pone l’attenzione sugli esordi della produzione artistica di Tadini, ovvero dal 1967 al 1972. In questo periodo prende infatti avvio il primo ciclo “Vita di Voltaire”, che segna la nascita del linguaggio pittorico tipico dell’artista. La mostra prende in esame anche il sodalizio intellettuale con Giorgio Marconi, gallerista, collezionista e soprattutto amico.
Emilio Tadini artista poliedrico
Pittore, disegnatore, intellettuale, scrittore e poeta colto e profondo, Emilio Tadini è considerato uno tra i personaggi più originali del dibattito culturale del secondo dopoguerra italiano. Fin dagli anni Sessanta Emilio Tadini sviluppa la propria pittura per grandi cicli. Questi cicli sono popolati da un clima surreale in cui confluiscono elementi letterari, onirici, personaggi e oggetti quotidiani. Infatti, nelle sue opere le leggi di spazio e tempo e quelle della gravità sono totalmente annullate. La lettura delle sue opere richiede, quindi, strumenti di natura concettuale. Le immagini apparentemente semplici e immediate, nascondono molteplici significati.
La pop art come punto di partenza
E’ proprio tra il 1967 e il 1972 che l’attività pittorica dell’artista diventa particolarmente prolifica. Si delinea, infatti, la sua modalità operativa e stilistica che prende origine dalla pop art. Le prime due grandi serie di opere per cui Tadini concepisce un linguaggio pop sono: la “Vita di Voltaire”, del 1967, e “L’uomo dell’organizzazione”, dell’anno successivo. Seguono, nell’ordine, “Color & Co.” (1969), “Circuito chiuso” (1970), “Viaggio in Italia” (1971), “Paesaggio di Malevič” e infine“Archeologia” (1972). Non sono tuttavia le aggressive manifestazioni tipiche del pop americano a interessarlo, bensì le varianti più introspettive e personali, a volte intellettuali, politiche e critiche, del pop britannico.
Da non perdere
Accanto ai quadri, la mostra presenta una selezione di disegni e opere grafiche. Si vuole infatti dare testimonianza di come Tadini abbia sempre affiancato nei suoi “racconti per immagini” tela e carta, pittura e disegno. Nel corso della visita si prende coscienza di come un occhio dell’artista sia rivolto all’arte di Kitaj, Blake, Hockney e Allen Jones. Ma anche a Francis Bacon e Patrick Caufield, alla Figuration narrative di Adami, Arroyo e Télémaque. Sarà questa una fase di passaggio che l’artista abbandonerà negli anni Ottanta, destinata comunque a lasciare un segno indelebile nei suoi lavori successivi.