Un vezzo, un dettaglio che denota classe, ma anche un pizzico di brio. Il fazzoletto da taschino, anche detto pochette, è un accessorio puramente estetico, che sottolinea una certa sofisticazione stilistica. Pur avendo tutt’altra origine: in tempi molto antichi i lavoratori erano soliti portare un pezzetto di stoffa con sé per asciugare il sudore della fronte, per pulire la bocca e il naso. Successivamente, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, l’abitudine di avere un fazzoletto profumato faceva comodo all’aristocrazia per coprirsi naso e bocca durante l’attraversamento di zone maleodoranti delle città.
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Fazzoletto da taschino, how to
Insomma, la pochette nasce come accessorio funzionale, ma nel tempo diventa un vezzo estetico. Che non è mai passato di moda, specialmente negli ambienti formali e di gala. Si indossa con i completi e le giacche, e la funzione è principalmente quella di ‘spezzare’ l’altrimenti monotona estetica dei capi maschili formali. Si può portare sia in presenza di cravatta che di papillon, ma anche se nessuno dei due è presente. È solitamente composto da un tessuto prezioso, come la seta o il lino (anche cotone, purché pregiato), e il suo abbinamento non può essere casuale.
Innanzitutto, non va mai scelto della stessa fantasia o colore della cravatta. Si può optare per un punto di colore che richiami la cravatta o il papillon, che vi si accosti, ma non deve essere uguale. Bianco è molto classico e si abbina a tutto, ma è anche molto formale. Blu è perfetto per giacche grigie o marroni, ma anche il rosso è contemplato tra i classici. Vanno bene anche le fantasie, specialmente se la cravatta è monocolore.
La piega
Altra questione importante è la piega. Il fazzoletto da taschino si può piegare in tantissimi modi, alcuni complessi quanto un origami. Ma in generale i più classici sono i seguenti. A quadrato: formale, per gala o eventi molto eleganti, facile da piegare. Si piega il fazzoletto a rettangolo e lo si lascia sporgere di circa 1 centimetro dal taschino. A una punta: come suggerisce il nome, è una piega romboidale che lascia sporgere un triangolino di tessuto. Questa piega può diventare a due, tre, quattro punte per i più abili. C’è poi la piega a sbuffo, che lascia il fazzoletto più voluminoso e con una forma morbida a ‘nuvoletta’. Naturalmente, il tipo di stoffa influisce sulle possibili pieghe: il cotone e il lino sono più rigidi della seta, per esempio, quindi sono ideali per pieghe geometriche, che non devono afflosciarsi. Al contrario la seta tiene bene la piega a sbuffo e tutte le sue varianti.
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