Problemi a comunicare con vostro figlio? Vi sentite un po’ fuori dal mondo parlando con gente più giovane? Babbel, app leader per l’apprendimento delle lingue online, vuole aiutare la comunicazione intergenerazionale e ha analizzato il linguaggio dei Millennials. Ossia delle persone nate tra dal 1981 e il 1993. Come? Compilando una lista delle 10 parole più utilizzate nel 2018 da questa fascia d’età. La prima è “match” e c’entra il flirt online.
Match, la parola d’ordine degli incontri online
- Match: proviene dall’ambito del flirt online: le persone che hanno utilizzato in qualche occasione una app per fare nuovi incontri l’hanno incontrata sicuramente in diverse occasioni. Si ha unmatch con qualcuno quando due persone si piacciono.
Non solo “match”: tutte le parole più cercate
- Random: questo termine fa riferimento a qualcuno o qualcosa “a caso”, non conosciuti o specifici. “Una persona random ha cominciato a parlarmi”. È la tipica parola che si può usare in qualsiasi situazione.
- Spoiler: se si è amanti dei libri o delle serie TV, sarà meglio conoscere questo termine. Indica infatti il racconto del proseguimento o della fine di una trama a chi ancora non la sapeva, rovinandone quindi la fruizione. I giornalisti sanno che è temuto e odiato e scrivono quindi spesso all’inizio dell’articolo di cultura o tempo libero: attenzione, spoiler!
- Influencer: si dice di una persona che, avendo una buona reputazione e parlando con una certa credibilità di determinate tematiche o aree di interesse, ha un alto seguito di pubblico sui social media. Per questo motivo hanno la capacità di influenzare (da qui la parola “influencer”) i comportamenti di acquisto dei consumatori e sono quindi molto interessanti per brand e prodotti.
- Mainstream: si tratta di una corrente presente in ambito culturale nel senso più largo, qualcosa di convenzionale, dominante e seguita da un largo pubblico.
- Shippare/Shipping: questo termine, che viene dall’inglese “relationship”, relazione (sentimentale) è usato nei social media per parlare di personaggi di serie TV e reality show, che secondo la rete farebbero una bella coppia. Se ne parla e sparla, quindi, spesso ancora prima che la coppia si sia formata.
- Follower: termine ormai in uso in tutti i contesti dei social media. Si tratta degli utenti registrati alla pagina di altri utenti, band o marchi, per ricevere notifiche e gli ultimi post. Oggigiorno avere un elevato numero di follower mostra la propria importanza, non solo nel mondo online.
Hater, stalkerare e troll
- Hater: ci sono molti hater nel mondo, persone che esprimono le peggiori opinioni su qualcuno e divulgano sentimenti negativi. I social media sono purtroppo infestati da questo tipo di persone, da questi “odiatori” professionali.
- Stalkerare/Stalkizzare: in questo caso non stiamo parlando del serio problema dello stalking, ma di una versione più leggera, fatta sui social media. Si stalka qualcuno quando si “spia” il profilo Facebook o Instagram di qualcuno che ci piace tramite un’altra persona amica che conosca quella persona. Alla fine la presunta fiamma non avrà più segreti!
- Troll: è “parente stretto” dell’hater, una persona che si dedica ad appestare le discussioni sulle reti sociali con commenti inappropriati, fuori tema e provocatori, disturbandone il normale svolgimento. In particolare, marche e brand temono questi troll.
Come cambia la comunicazione nell’era digitale
Intervista a Francesca Tardio, psicologa specializzata in età evolutiva.
“Tra le parole più utilizzate dai millennial – spiega Francesca Tardio, psicologa clinica – ritroviamo termini principalmente derivanti dalla lingua anglofona. Stalkerare, influencer, hater, troll, follower, sono tutti termini utilizzati sempre più spesso da adolescenti e giovani adulti. Non solo nel campo dei social ma anche in altri contesti della vita quotidiana. Queste parole rimandano inevitabilmente ai cambiamenti avvenuti nei rapporti di comunicazione tra i giovani e l’immagine che hanno di loro stessi”.
Un esempio? “I follower e i like – prosegue Francesca Tardio – sono molto importanti per l’approvazione sociale e spesso possono influenzare negativamente lo stato d’animo dei ragazzi. Talvolta, la possibilità di ‘stalkerare‘ gli altri, o quella di rendere pubblica la propria immagine attraverso la condivisione di foto e video, porta spesso i giovani a confrontarsi sempre di più con i canoni estetici provenienti dai social. Sottoponendoli così ad un continuo confronto sociale che spesso può provocare ansia e depressione. Solitamente, le persone sui social tendono a mostrare una versione ‘migliore’ di loro stesse. Per essere accettate e approvate dal contesto esterno. Capita che i commenti dei cosiddetti ‘hater’ possano scatenare, specialmente negli adolescenti – la cui identità è ancora in formazione -, sentimenti di ansia. Ma anche di frustrazione e insicurezza”.
“Non sono i social network in sé che provocano effetti negativi – conclude Francesca Tardio -, ma l’uso che si fa. Tali canali possono sia facilitare la comunicazione sia aumentare sentimenti di insicurezza e inadeguatezza. È molto importante, in un’epoca in cui non si può più fare a meno della tecnologia, educare i bambini e i ragazzi ad un uso consapevole dei nuovi mezzi di comunicazione”.