Non riuscire a prendere sonno è un problema comune a molte persone. Stando a quanto riporta il Daily Mail, infatti, affliggerebbe una persona su dieci. In realtà bisognerebbe parlare di questo disturbo al plurale perché esisterebbero ben 5 tipi di insonnia.
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A rivelarlo sono stati i ricercatori del Netherlands Institute for Neuroscience guidati dalla dottoranda Tessa Blanken la cui ricerca è stata pubblicata sul The Lancet Psychiatry. “Anche se abbiamo sempre considerato l’insonnia come un solo e unico disturbo, in realtà parliamo di ben cinque diverse tipologie. I meccanismi cerebrali infatti possono essere molto diversi” – ha affermato la Blanken.
Tipi di insonnia. Disturbi del sonno, tante facce dello stesso ‘male’
Al fine di svolgere le indagini, i ricercatori hanno chiamato in causa 4.322 partecipanti. Tutti hanno compilato dei questionari relativi alle proprie abitudini rispetto al sonno e fornito informazioni circa la propria storia clinica. Di questi 2.224 soffrivano di insonnia. I restanti 2.098, invece, sono serviti solamente come gruppo di controllo.
I 5 tipi di insonnia
I ricercatori hanno dunque monitorato le attività cerebrali dei partecipanti tramite un elettroencefalogramma.
Hanno così appurato che è possibile parlare di cinque sottotipi di insonnia. Tutto dipende dalla propria personalità e dall’attività cerebrale. Si va da soggetti altamente angosciati e affetti da nevrosi e depressione a quelli moderatamente angosciati ma in grado di rispondere alle emozioni positive. E ancora da individui insensibili a ogni stimolo a persone leggermente angosciate con alta o bassa reattività agli eventi della vita.
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Le persone appartenenti al primo gruppo sarebbero quelle più a rischio. Soffrirebbero infatti di incubi ricorrenti in misura maggiore rispetto agli altri.
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A ogni caso la sua terapia
Gli studiosi hanno inoltre analizzato il modo in cui i soggetti rispondevano alle benzodiazepine, farmaci dalle proprietà sedative che, agendo su alcuni neurotrasmettitori (GABA), riducono l’attività cerebrale.
Questa terapia, se prolungata nel tempo, tende però a perdere efficacia a causa di un adattamento del cervello ai suoi effetti. Può quindi aiutare a modificare le abitudini del sonno delle persone ma, in realtà, non è una soluzione valida per tutti. Solo alcune persone infatti rispondono positivamente.
Le conclusioni
Quasi cinque anni dopo, 215 dei malati di insonnia sono stati sottoposti a nuovi controlli. Cosa è emerso? La maggior parte di essi rientrava ancora nel sottotipo di insonnia a cui apparteneva inizialmente.
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I ricercatori sperano quindi che il loro studio possa portare a trattare singolarmente ogni caso elaborando terapie personalizzate.