Non basta essere preparati sulla materia, e abili nel gestirla. Per essere scelti per un impiego di lavoro occorre dimostrare la propria intelligenza emotiva. È infatti questa una delle caratteristiche principali che cerca un recruiter: lo sottolinea lo studio Workplace Trend 2018 realizzato da Sodexo. Molti accademici sottolineano l’importanza dell’intelligenza emotiva, come il professore Cary Cooper della Manchester Business School, docente esperto in psicologia organizzativa e della salute. Ma lo confermano anche i protagonisti del mondo delle imprese come Stefano Biaggi, Amministratore Delegato di Sodexo, che ha persino creato uno strumento per coltivare l’intelligenza emotiva in azienda.
L’importanza dell’intelligenza emotiva
Ma in breve, che cos’è l’intelligenza emotiva? Lo psicologo Daniel Goleman la definisce come ‘la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri e di saper gestire le emozioni in modo efficace’. Quotidianamente viviamo emozioni, ma siamo coscienti solo di poche, di solito le più forti. Invece ogni interazione che abbiamo è declinata in base all’emozione che proviamo in quel momento. Avere una buona consapevolezza di questo permette di gestire abilmente i rapporti umani. Anche sul luogo di lavoro. Pensateci: si tratta di un ambiente in cui è importantissimo saper gestire efficacemente le emozioni. Un luogo dove c’è gerarchia, collaborazione, dove si concentrano aspirazioni, stress, desideri, fatiche.
Gli esperti concordano nel fatto che l’intelligenza emotiva è la ragione del successo. Molto più dell’esperienza, o del quoziente intellettivo. Si tratta infatti di una capacità che permette di affrontare situazioni complesse. Gestire i cambiamenti continui tipici del nostro tempo. Combattere gli effetti del sovraccarico di informazioni al quale siamo costantemente esposti. E, naturalmente, collaborare in modo sereno con i colleghi e figure esterne. Lo studio sottolinea che il 34% dei recruiter dà moltissima importanza a questa qualità. Inoltre, creare un ambiente di lavoro che la stimoli sta diventando un obbiettivo di sempre più aziende.
Richard Boyatzis, professore di economia alla Case Western Reserve University, e Daniel Goleman hanno indivuduato 4 competenze sulle quali occorre lavorare per valorizzare al meglio l’intelligenza emotiva in azienda. Sia dal punto di vista dei lavoratori che delle aziende. Si tratta di autoconsapevolezza, ovvero sapere cosa si prova, e perché lo si prova. Autogestione, cioè saper gestire le emozioni stressanti e imparare a riconoscere le emozioni positive. Consapevolezza sociale, che permette di riconoscere ed empatizzare con le emozioni altrui. Infine, la gestione delle relazioni, ossia saper lavorare efficacemente con gli altri, risolvere i conflitti, ispirare e motivare.