E’ un concetto che negli Stati Uniti, specialmente nelle grandi città, è assai diffuso. In Italia, vista la crisi del lavoro, sembra una chimera. Parliamo della tendenza soprannominata ‘job hopping’, ovvero saltare da un lavoro all’altro. E non perché si viene licenziati, o perché c’è la crisi, ma perché lo si sceglie, volontariamente e consapevolmente. Sono molti a sostenere che trovare un nuovo lavoro ogni due anni porti diversi benefici. Perché permette di abbassare lo stress, ritrovare la motivazione, e persino guadagnare di più. Ecco alcuni consigli della master coach Marina Osnaghi sul tema.
Nuovo lavoro: che sia il momento?
Secondo uno studio condotto dall’agenzia californiana di HR Robert Half, negli Stati Uniti sarebbero job hoppers ben il 64% dei lavoratori. Addirittura il 22% in più rispetto a soli 4 anni fa. Sono soprattutto i giovani a saltare da un ufficio all’altro. “Non si pensa più alla carriera come ad un percorso lineare, ma si cambia frequentemente alla ricerca di benefit più vantaggiosi” afferma Marina Osnaghi. Non è solo la ‘caccia’ ad uno stipendio migliore ad incentivare la ricerca di un impiego diverso. Un nuovo lavoro implica una grossa interruzione della routine, che per molti è stata la nemica numero uno della felicità. Si potrebbe pensare che avere solo brevi esperienze sul curriculum renda più difficile trovare un lavoro, ma non è così. La flessibilità è diventato un valore molto apprezzato.
Ma come capire quando arriva il momento di cambiare? “Le persone sperimentano spesso sentimenti contrastanti” spiega la master coach. “Sono divise fra quello che desiderano, quello che pensano di dover fare e quello che sognano. Le regole del contesto sociale fanno poi il resto a seconda della flessibilità o meno che incarnano. Questo porta allo scatenarsi di conflitti e stress a volte incomprensibili. Conflitti che sono spesso uno specchietto per le allodole che nasconde la demotivazione. Il ciclo è finito, ma cambiare fa paura e costa spesso fatica; a volte è difficile dirselo o capire che è così. Dobbiamo essere consapevoli di questi condizionamenti (in molti abbiamo un mutuo da pagare e una famiglia da mantenere), ma anche dei nostri desideri e non temere di partire alla ricerca di una soluzione migliore”.
Secondo Marina Osnaghi ci sono alcune domande da porsi per capire se è il momento di mettere mano al CV. Occorre per esempio chiedersi quali sono gli elementi che soddisfano o scontentano e soppesarli. Quali le prospettive e gli obbiettivi. Bisogna essere onesti nel riconoscere gli elementi che ci condizionano. Capire cosa fa stare bene, quale è il punto di equilibrio tra obblighi e desideri.
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