Quando si pensa alle ostriche viene subito in mente un’occasione speciale in cui, spesso, vengono bagnate con inebriante champagne. Forse non tutti sanno, però, che quando apriamo un’ostrica durante una serata romantica ci apprestiamo a mangiare un animale ancora vivo. L’idea potrebbe non entusiasmare alcuni, ma si tratta di una condizione necessaria per poter gustare il pregiato mollusco da crudo. Le ostriche già morte, infatti, contengono batteri che potrebbero rivelarsi dannosi per l’organismo. In tal caso l’unico modo per poterle consumare è dopo averle cotte.
Ostriche crude ma vive… anche se fa impressione
Per quanto possa fare impressione, è importantissimo essere sicuri che le ostriche siano vive prima di mangiarle. Come ha suggerito lo chef Penzanche a Metro UK, per farlo occorre esaminare attentamente il guscio. Se risulta ben chiuso l’animale all’interno dovrebbe essere ancora vivo. Se apparisse leggermente aperto bisogna esercitare una lieve pressione per verificare che si richiuda. Qualora lo faccia significa che l’animale è vivo. Se dovesse, invece, rimanere aperto significherebbe che l’ostrica è morta e che, quindi, deve essere cotta. Allo stesso modo, bisogna sempre ricordare che le ostriche prive di guscio confezionate in buste o barattoli devono sempre essere cucinate prima di poterle mangiare.
Per chi temesse che l’animale possa soffrire quando lo mangiamo, non è possibile offrire con certezza rassicurazioni in tal senso. Seafish, un’organizzazione pubblica non dipartimentale, ha spiegato che le teorie sulla percezione del dolore da parte delle ostriche sono ancora molto contrastanti e prive di dimostrazione. C’è chi sostiene che potrebbero sentire dolore. E chi, invece, ritiene che, essendo prive di sistema nervoso centrale, non possano provare alcunchè. In ogni caso, se può essere di conforto, sembra, invece, assodato che l’ostrica non sia ancora viva quando la portiamo alla bocca e che non muoia, quindi, la mastichiamo o la ingoiamo. Sembra, piuttosto, che muoia già quando appriamo il guscio e la sepriamo da esso. Magra consolazione?