Tutti ne parlano. I superfood, ovvero alimenti dalle particolari caratteristiche nutrizionali, sempre più fanno parte della nostra vita. E, ovviamente, della nostra alimentazione. Dopo i semi di chia, quelli di lino e il succo di açai, a far parlare di sé è il latte di scarafaggio.
Latte di scarafaggio, il nuovo superfood
Avete capito bene. La notizia potrebbe far storcere il naso. A primo impatto, infatti, la proposta non risulta proprio così allettante. E tantomeno appetitosa. In realtà questa bevanda non sarebbe così disgustosa come potrebbe sembrare.
Stando a quanto riporta la rivista Grazia, a evidenziarne le proprietà nutrizionali sono stati i ricercatori dell’Institute for Stem Cell Biology and Regenerative Medicine di Bangalore. A loro avviso questo latte, rispetto a quello di mucca, sarebbe tre volte più nutriente. E non solo. Presenterebbe anche una concentrazione calorica elevata.
Una bevanda ricca di nutrienti
Dato l’animale in questione, la domanda da porsi è una: come si ottiene? Ovviamente non è possibile mungere uno scarafaggio. La cosa curiosa è che questa particolare specie, Diploptera Punctata, non depone le uova bensì partorisce proprio come gli esseri umani. I piccoli verrebbero poi alimentati dalla mamma tramite un liquido lattiginoso, ricco di proteine, grassi e zuccheri secreto in forma di cristalli. Potrebbe dunque essere la soluzione vincente per tutti coloro che sono soliti combattere con l’allergia al latte vaccino o con l’intolleranza al lattosio.
Commercializzare questo prodotto su larga scala potrebbe risultare una follia. Sarebbero infatti necessari 1.000 scarafaggi per realizzare 100 millilitri di latte. Inoltre questo specifico tipo di insetto è una specie rara originaria del Pacifico che vive solo in realtà come Australia, Myanmar, Cina, Fiji, Hawaii e India.
Come si ottiene la ‘miracolosa bevanda’
Come ovviare al problema? Secondo gli esperti una soluzione ci sarebbe. Visto che i cristalli di questo latte si trovano nell’addome degli scarafaggi, l’unico modo per recuperarli sarebbe aprirli. Onde evitare di ricorrere a un metodo così barbaro, in alternativa, si potrebbe isolare il gene della proteina implicata nella sintesi di questo composto. Proprio così, in questo modo verrebbe prodotto in laboratorio avvalendosi di vasche microbiologiche. Non resta dunque che armarsi di pazienza e verificare se realmente, prima o poi, troveremo questa bevanda tra gli scaffali del supermercato.