Quando si parla di dieta, spesso, si fa riferimento a un regime alimentare da adottare al fine di perdere peso. Ma non sempre è così. Mangiare in maniera sana ed equilibrata è importante, in generale, per mantenersi in salute. Stando a quanto riporta in Daily Mail potrebbe addirittura scongiurare il declino cognitivo. Il Dott. Meike Vernooij, dell’University Medical Center di Rotterdam, ha dimostrato i benefici del consumare molte verdure, frutta e pesce e poche bevande zuccherate. Ciò sarebbe associato a un volume cerebrale in media di due millilitri maggiore rispetto agli altri. Basti pensare che una riduzione del volume del cervello di 3,6 ml corrisponde a un anno di invecchiamento.
Alimentazione e declino cognitivo
La ricerca, pubblicata su Neurology (rivista medica dell’American Academy of Neurology), ha portato i ricercatori ad analizzare un campione di 4.213 adulti. A tutti i partecipanti (età media 66 anni e privi di segni di demenza) è stato chiesto di compliare dei questionari. Lo scopo? Determinare le loro abitudini alimentari nell’ultimo mese. La qualità della dieta è stata valutata sulla base delle linee guida olandesi. Si sono concentrati in particolare sui seguenti alimenti: verdura, frutta, cereali integrali, legumi, frutta secca, latticini, pesce, tè, grassi, carne, bevande zuccherate, alcol e sale.
Inoltre, i partecipanti sono stati sottoposti a delle scansioni tramite risonanza magnetica. L’obiettivo? Determinarne il volume cerebrale, il numero di eventuali lesioni e la presenza di piccole emorragie del cervello.
Dieta e salute
“Precedenti studi avevano dimostrato che, a un maggiore volume cerebrale, era associata anche una migliore capacità cognitiva. Per tale ragione qualsiasi iniziativa volta a migliorare la qualità della dieta potrebbe avere anche un impatto positivo sulla salute del cervello delle persone anziane” – ha dichiarato il Dott. Vernooij.
I ricercatori precisano inoltre che lo studio è stato condotto solo su persone che vivono nei Paesi Bassi. Proprio per questo, infatti, potrebbe non essere applicabile ad altre popolazioni. “Saranno necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati e per studiare le modalità attraverso le quali la dieta possa realmente influenzare il cervello” – ha concluso poi Vernooij.