Mangiare carboidrati prima di andare a dormire potrebbe aiutare a perdere peso. Ad affermarlo è una recente ricerca di Cambridge e del British Institute of Nutrition. Insomma, potrebbe essere finita l’epoca in cui si deve ridurre drasticamente il consumo di carboidrati per rimettersi in forma.
Sarebbe davvero una grande notizia per i più golosi che potrebbero, finalmente, fare una dieta senza rinunciare ai loro piatti preferiti. Il condizionale è, però, d’obbligo. Perché non tutti i nutrizionisti sono d’accordo con la tesi rivoluzionaria di questo nuovo studio. Non mancano, infatti, gli esperti che ne contestano strenuamente i contenuti. Specificando che i risultati dello studio non sono applicabili a tutti. Ma soltanto a chi non ha problemi di linea e segue un particolare stile di vita. Il Daily Mail ha raccolto i pareri di due nutrizionisti australiani.
Mangiare carboidrati per dimagrire è possibile?
Secondo questa recente ricerca sì. Purchè si consumino pane, pasta e affini a tarda sera prima di anare a dormire. Proprio così. Contrariamente a quanto siamo sempre stati abituati a pensare, mangiare prima di dormire farebbe perdere peso. Questo perchè lo spuntino prima di coricarsi stimolerebbe l’organismo ad attingere dalle riserve di grasso. Associando il consumo di carboidrati ad un allenamento serale, inoltre, ne favorirebbe l’assorbimento da parte dei muscoli. Troppo bello per essere vero? Secondo due nutrizionisti australiani purtroppo sì. La ricerca, infatti, non prenderebbe in considerazione gli effetti a lungo termine. E non sarebbe applicabile a tutti gli organismi e gli stili di vita. Vediamo perchè.
Pane e pasta la sera aiuterebbero soltanto gli atleti
Lee Holmes e Kate Save, i nutrizionisti intervistati dal Daily Mail, rivelano che solo in pochi trarrebebro giovamento da un regime alimentare del genere. Soltanto gli atleti che non hanno possibilità di mangiare prima dell’allenamento mattutino. E chi, comunque, ha uno stile di vita molto frenetico o fa attività fisica al risveglio (come può accadere a chi si allena casa, evitando di andare in palestra). Solo in questi casi una riserva notturna di carboidrati potrebbe rivelarsi utile. In tutti gli altri casi si tramuterebbe in un sovraccarico inutile che creerebbe soltanto problemi di digestione. Secondo i due nutrizionisti, infatti, l’organismo avrebbe bisogno di almeno 12-16 ore di digiuno ogni giorno. Far riposare l’organismo dall’assunzione di cibo favorirebbe il ringiovanimento di cellule ed ormoni.
Contrariamente, il sovraccarico di cibo non solo renderebbe più complicata la digestione, ma potrebbe favorire un rialzo di insulina nel sangue. Mangiare carboidrati di notte, inoltre, non offre la possibilità di bruciarli. E non darebbe all’organismo la possibilità di intaccare le riserve di grasso in eccesso durante il sonno per ricavarne energia. Andando a dormire a digiuno, infatti, l’unica fonte di energia sono le riserve di grasso nel corpo. Mangiando prima di coricarsi, invece, il corpo trarrebbe energia dal cibo appena assunto. L’unico effetto positivo sarebbe quello di ridurre l’appetito al risveglio. Ma, in ogni caso, non sarebbe comunque consigliabile saltare la colazione. Perchè chi mangia al mattino avrà la tendenza ad assumere meno calorie durante la giornata.
Anche i presupposti della ricerca sarebbero sbagliati
I nutrizionisti australiani non contestano soltanto le conclusioni a cui è giunta la ricerca, ma anche gli stessi presupposti. Innanzitutto non valuterebbe gli effetti a lungo termine di un tale regime alimentare. E si baserebbe, inoltre, su un campione di persone giovani, attive e già in forma. Un campione che non rispecchierebbe affatto quello di un’intera popolazione. Soprattutto di quella australiana in cui la maggior parte delle persone soffrono di obesità o sono in sovrappeso. In questi casi, infatti, abitudini come quella di mangiare carboidrati alla sera non farebbero che acuire i loro problemi. Insomma, sarebbe troppo presto per cantare vittoria. A quanto pare la dieta dei carboidrati alla sera rischia di rimanere soltanto un’utopia.