A volte nella vita capita di ritrovarsi ad affrontare situazione tutt’altro che piacevoli. Un divorzio, un lutto o ancora disagi finanziari hanno il loro peso. A risentirne a quanto pare non sarebbe solo l’umore. Eventi negativi di questa natura, infatti, potrebbero velocizzare l’ invecchiamento cerebrale. A rivelarlo, stando a quanto riporta il Daily Mal, è stato uno studio condotto dai ricercatori dell’Università della California.
Invecchiamento cerebrale, le cause
Ebbene sì, un singolo “evento fatale della vita” (FLE) può portare all’assottigliamento di alcune specifiche regioni del cervello degli uomini anziani implicate nella memoria, nell’attenzione e nell’elaborazione dei pensieri. “Avere più FLE, in particolare in relazione a un divorzio/separazione o alla morte di un familiare, è stato associato a un precoce invecchiamento cerebrale” – ha dichiarato il Dott. Sean Hatton, autore dello studio.
Secondo i ricercatori tali incidenti di percorso sarebbero fonte di stress interno che causerebbe danni cellulari, riduzione dell’immunità e cambiamenti a livello genetico. Non è chiaro se tale invecchiamento cerebrale possa inoltre aumentare il rischio di insorgenza di demenza o disturbi mentali.
La ricerca
I ricercatori, al fine di capire qualcosa di più circa l’invecchiamento cerebrale, hanno chiamato in causa 359 uomini di età compresa tra 57 e 66 anni. E’ stato chiesto loro di registrare eventi che hanno segnato la loro vita negli ultimi due anni. Questi sono stati poi confrontati con un elenco simile raccolto cinque anni prima dello studio. I partecipanti, infine, sono stati sottoposti alla risonanza magnetica. Così come ad altre valutazioni del loro stato di salute. Ebbene sì, il cervello dopo un trauma appare più anziano di circa quattro mesi rispetto all’età cronologica della persona.
Le conclusioni
Gli autori hanno dunque verificato la presenza di un possibile collegamento tra l’invecchiamento molecolare e i cambiamenti della struttura cerebrale in risposta a eventi stressanti. I ricercatori sostengono che le loro scoperte potrebbero aiutare le persone a capire meglio lo stato di salute del cervello in relazione alla loro età. C’è però da dire che lo studio interessa solo gli uomini anziani. Viene spontaneo dunque chiedersi se risultati simili si verificherebbero facendo riferimento a un’utenza al femminile o a persone più giovani.